C'è un’altra Italia che le "grandi cronache" faticano a registrare. E ieri era come condensata in quadri vivi e veri, generati da gente viva e vera a Castel Volturno e a Genova. No alla camorra padrona, sì alla città e alla terra delle persone generose e libere. No alla violenza e al terrore che vogliono soggiogare società e politica, sì a una città e a un lavoro da "abitare" a testa alta.È un’Italia che fa molto e parla assai meno di quanto sarebbe giusto, che non gonfia i muscoli e non strilla a getto continuo, che ha più coraggio che slogan e, dunque, merita – secondo le ben note logiche del circuito mediatico – infinitamente meno spazio di una telenovela segnata dal sangue o dei modaioli capricci di un qualche divo. È un’altra Italia, capace di numeri che a qualcuno sembrano sempre troppo piccoli (o comunque irrilevanti) e di azioni che, invece, sono ordinariamente grandi. Un’Italia che raramente schiera folle da stadio, ma esprime in mille e mille diverse situazioni e condizioni gruppi di cittadini motivati e consapevoli di sé. Comunità vere, diciamo noi. E tutti possono vedere – quando lo vedono, quando riescono a vederlo – che si tratta di gente che si rimbocca le maniche e non resta all’angolo, gente che lavora, fa impresa, insegna, accoglie, è capace di autentica solidarietà e resiste. Resiste – ogni benedetto giorno – alla marea sempre montante e super-raccontata delle «crisi» senza argini e senza soluzioni, dei «crimini» vecchi e nuovi e ritornanti contro le persone e la legge, dei «rifiuti» che sono comunque troppi, sia quelli non smaltiti e sfrenatamente prodotti sia quelli sfrenatamente gridati. Resiste alla marea schiumante dei «luoghi comuni», proclamati con inscalfibile sicumera, delle «estinzioni» di questo o quel valore (o bene comune) vaticinate con precipitazione e sussiego. Resiste alla trionfante banalità del male – della malavita, della malaeconomia e della malapolitica – che attira riflettori e conquista titoli perché sembra che ormai non possa che averli tutti per sé.Ma quest’altra Italia c’è. Ostinata e bella. Anche se in quella patria del "politicamente corretto" che è ormai diventata anche la nostra patria continua a non fare notizia e a non andare in prima pagina persino quando è, a sua volta, politicamente corretta, correttissima. Anzi ci va solo quando lo dicono i soliti noti, a orologeria e share programmato, non quando le cose accadono. O quando cominciano ad accadere davvero, che è poi lo stesso ed è il fatto che più importa e che contagia.Perché ogni concreto inizio di bene e di giustizia è già la «svolta» che tutti vogliamo e che non succederà di colpo, per rivoluzione, ma poco a poco per diffusi e corali convincimenti, per plurali ricominciamenti. E ogni nuovo o ritrovato esempio è una gran notizia.