Campeggi, camper, cammini, montagne: dietro la tendenza a preferire spazi di libertà nella natura avanza anche un’idea di viaggio sostenibile e conviviale - Ansa
Aria, finalmente. È quello di cui abbiamo bisogno. Non solo per vivere, ma anche per ritrovarci e perché no, liberarci. Dopo due anni fra casa e casa, fra limitazioni e paure, l’estate è stata 'fuori'. Con vacanze green (non solo per il green pass): il desiderio di natura, di mare, di incontrare gli altri, e farlo in sicurezza, senza filtri, senza dispositivi sanitari, forti del vaccino, mostrando finalmente il sorriso. Così il turismo cambia volto e ci cambia. Ci toglie la mascherina e apre una riflessione, che va ben oltre il mondo dei viaggi. Riguarda il nostro vivere quotidiano e le città sempre più 'aperte'. Da attraversare a piedi, in bici o in monopattino (ancora tutto da regolamentare), da animare con aperitivi e cene in ristoranti e locali che invadono i marciapiedi e le piazze con piacevoli dehors per accogliere un nuovo modo di stare insieme, rivitalizzando i centri, anche i più 'freddi' e austeri.
E se in città, soprattutto al Nord, probabilmente l’inverno ci riporterà inevitabilmente più al... chiuso, non sarà così per quel desiderio di turismo slow e green che da tempo conquista nuove fette di mercato (pensiamo alla montagna e ai suoi ritrovati sentieri, compensando la mancanza dello sci) e che la pandemia ha solo rafforzato mettendo in crisi quello che nel piccolo mondo globale era diventato il turismo di massa, fatto di tanti mordi e fuggi, senza una bussola, dimenticando il senso e il valore dell’andare, della scoperta, della bellezza, della sosta, dell’incontro con l’altro, del tempo. La pandemia ha aperto gli occhi anche su questo. Ha permesso un nuovo approccio ai luoghi e alle persone, che siano popoli lontani o realtà a noi prossime. Con uno spirito sostenibile e autentico. Di ricerca potremmo anche aggiungere considerando la vivacità che c’è attorno ai Cammini, con un approccio non necessariamente religioso, ma 'conviviale' per usare un’espressione (e quindi uno stile di viaggio) voluta dall’Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero e del turismo della Cei nel sostenere esperienze di comunità e di valorizzazione dei territori e delle diocesi (come i Parchi culturali ecclesiali).
Aria, dunque. L’outdoor trasmette «un senso di libertà e nello stesso tempo di sicurezza, sostenendo una sempre più crescente attenzione ai temi della sostenibilità», fanno notare da uno dei riferimenti del turismo all’aria aperta, Human Company. D’altronde, prima che scoppiasse la pandemia, il tema dei temi era l’ambiente. Il riscaldamento globale e gli effetti dell’antropocene. Poi l’e- mergenza sanitaria ha monopolizzato il dibattito. E le vite. Ma nel rimettere il naso fuori casa e fuori dalla mascherina le due emergenze diventano oggi alleate (come hanno dimostrato le giornate milanesi della PreCop26 in vista del summit sul clima di novembre a Glasgow) di uno nuovo modo di interpretare le nostre giornate e il tempo libero. «I consumatori cercano destinazioni open air dove rilassarsi, fare attività, scoprire nuovi sapori, viaggiare in maniera sostenibile e socializzare in sicurezza. Nel graduale recupero verso una 'nuova norma-lità', il mondo outdoor giocherà un ruolo certamente nuovo e innovativo», rileva il gruppo fiorentino che gestisce nove strutture tra village, family park e camping in town in Toscana, Veneto, Lazio e Lussemburgo oltre a ostelli di ultima generazione in Europa e un resort nel Chianti.
Nel 2020 il 23% dei viaggi è stato «outdoor» e il cambiamento si è consolidato anche nell’estate appena trascorsa: un italiano su due ha programmato una vacanza, e di questi un quarto ha voluto che fosse all’aperto
Questo settore, generalmente associato a un turismo low cost, ha assunto una percezione ben diversa. E i numeri lo dimostrano. Prendiamo i campeggi, una scoperta per tantissimi giovani, ma anche famiglie che per la prima volta si sono avventurate fra tende, fornellini a gas e torce. Il camping report di fine stagione di Campeggi. com, rivela il boom del turismo en plein air, che ha superato i livelli pre-pandemia, conquistando ben altri mercati e segmenti di target. Da maggio ad agosto, il portale leader del settore ha registrato un aumento delle ricerche del 16% in più rispetto allo stesso periodo del 2019, confermando il trend positivo della primavera, quando nella terza settimana di aprile il portale aveva evidenziato un +54% rispetto all’inizio del mese e una crescita del +656% se paragonato allo stesso periodo del 2020. «La stagione estiva 2021 ci saluta con un messaggio pieno di ottimismo: dopo un anno estremamente complesso segnato dalla pandemia il turismo en plein air è in netta ripresa», afferma Cristian Capizzi, ceo di KoobCamp, il network al quale appartiene Campeggi. com. Cosa hanno cercato i vacanzieri? Unità abitative dei villaggi turistici, preferite dal 55% degli utenti, seguite dalle piazzole per tende e camper all’interno dei camping (29%) e dal glamping (16%), la soluzione che unisce il comfort degli hotel alla natura dei campeggi e che in questa stagione ha registrato un +66% rispetto a quella del 2020, confermandosi uno dei fenomeni più interessanti del momento. In forte crescita le vacanze in camper, con un aumento del 40%. Una tendenza quest’ultima confermata al salone di settore che si è tenuto nelle scorse settimane a Parma. Boom di visitatori e di... vendite: un primo semestre estremamente positivo: +38,36% sullo stesso periodo dell’anno precedente, con oltre 4.800 nuove immatricolazioni. Una crescita che interessa anche la produzione italiana di camper, che ha sorpassato tutti i precedenti record produttivi e si conferma terzo produttore di camper in Europa, dopo Germania e Francia: nel primo semestre dell’anno, l’aumento della produzione è stato del 75,16% rispetto al primo semestre 2020. Crescita che fa il paio con un altro settore simbolo del turismo in libertà, quello nautico (anche questo in mostra da poco a Genova): la stima di crescita del fatturato globale dell’industria italiana della nautica indica un valore di +23,8% per il 2021.
Segnali economici di una tendenza sociale. L’open air è entrato nel mood di vita e di viaggio degli italiani. Uno studio promosso da Enit, agenzia Nazionale del Turismo con un primario tour operator nazionale, in collaborazione con Istituto Piepoli, rivela che nel 2020 il 23% dei viaggi è stato outdoor e che il trend si è consolidato anche in questa l’estate appena trascorsa: un italiano su due ha programmato una vacanza e di questi un quarto l’ha pianificata open air. Un’attenzione e un entusiasmo che si percepisce anche fra gli stand del Ttg, la fiera del turismo che si chiude oggi a Rimini. «La crescita in particolare del settore camperistico – riflette Ludovica Sanpaolesi, direttrice di Apc – non è una moda temporanea, ma un megatrend che si è imposto in tutta Europa e si sta diffondendo in Italia da qualche tempo. La pandemia ha solo sostenuto questo interesse. Si è capito che fare turismo in camper non è un turismo di serie B, come è stato considerato per tanti anni da chi guardava con sufficienza questo mondo.
Il bisogno è stato soddisfatto dopo mesi drammatici. Un’epoca che ci ha segnato, ma anche insegnato il valore della vita
Muoversi con un mezzo proprio e agile consente piuttosto di conciliare più esigenze, fare sport, natura, di portare in vacanza anche il cane, di vivere le comunità. Il turismo in camper è diventato, possiamo dirlo, trendy». Anche se c’è ancora molto da fare per migliorare l’offerta dei punti di sosta nei campeggi e soprattutto nelle città (sono circa il 22% i comuni dotati di un’area di sosta, soprattutto nel centro Italia, Marche, Emilia Romagna e Toscana). «In attesa della 'normalità' i nostri camperisti hanno viaggiato per le strade della Penisola. Anche se la spinta è a uscire, ad andare lontano: in genere si incontrano più camperisti italiani a Capo Nord che sul Gargano – sorride Sanpaolesi –. Durante l’anno è cresciuto invece il turismo di prossimità. Se prima le vacanze erano uno o due volte all’anno, adesso c’è un nuovo modo di vivere il tempo libero, e fra weekend, ponti e festività diffuse, il camper è sempre on the road». I l nostro bisogno di aria è stato soddisfatto dopo mesi inediti e provanti, a tratti e per molti anche drammatici. Un’epoca che ci ha segnato. Ma anche insegnato il valore della vita. Dello spazio e del tempo. In casa e al lavoro (che sia 'agile' o meno). Di certo non saremo più gli stessi (sarebbe una occasione persa se dimenticassimo quanto vissuto). Per questo viaggiare diventerà sempre più un’esperienza dell’anima. Senza arrivare ai cammini estremi, a piedi, di Christopher Mc-Candless nelle terre glaciali di 'Into the wild' o di Fern e del suo girovagare da nomade in un furgone per gli Stati Uniti come visto in 'Nomadland', potremo essere comunque viaggiatori in cerca di essenzialità. Lontani da società consumiste e capitaliste. Da velocità insostenibili. In cerca di libertà, di natura. Di aria. Quella che ci è mancata in questi mesi. E che mai come oggi sentiamo come un 'bene' prezioso e irrinunciabile. Anche a costo di mettere tutto in discussione.