giovedì 22 gennaio 2015
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​Nel famigerato "mondo di mezzo" di Mafia Capitale tutto è opaco per definizione. Incontri e relazioni, minacce e inviti, accordi e, ovviamente, appalti. Tutto è dissimulato e giocato nell’ombra. È l’essenza del lobbysmo, sul confine della legalità. È la natura delle mafie, ben oltre la frontiera dell’illecito. Di fronte a tutto questo la fiducia della gente nei propri eletti sprofonda. C’è forse un rimedio efficace?Sentite questa deputata: «I cittadini devono sapere cosa stanno facendo i loro rappresentanti. Voglio dire: è un vostro diritto, o no? È un vostro diritto sapere come passano il tempo. Chi incontrano. Con chi parlano. Cosa fanno con i soldi dei contribuenti (...). Tutti noi volevamo e ci aspettavamo trasparenza da parte dei nostri rappresentanti politici, ma ancora non esisteva la tecnologia che lo rendesse pienamente possibile. Oggi, però, essa esiste. (...) E cammin facendo intendo mostrare come la democrazia può essere e dovrebbe essere del tutto aperta, del tutto trasparente. A partire da oggi porterò lo stesso dispositivo che porta Stewart (una piccola videocamera appesa al collo che trasmette e registra incessantemente tutte le immagini e tutti i suoni, ndr). Ogni mio incontro, movimento, ogni mia parola, sarà a disposizione di tutti i miei elettori e del mondo intero».Ricordate le surreali consultazioni in diretta streaming fra Renzi e la delegazione di M5S guidata da Grillo? Qui siamo molto più avanti. Ogni conversazione, ogni incontro, ogni momento della giornata del deputato Olivia Santos sarà teletrasmesso e «disponibile sulla mia pagina del Cerchio. Ogni momento fino a quando andrò a dormire». E se qualcuno non volesse che una conversazione venga diffusa in diretta Web? «Be’, allora non si incontreranno con me. O sei trasparente o non lo sei. O sei affidabile o non lo sei. Cos’avrebbe da dirmi qualcuno che non si possa dire in pubblico? Come rappresentante del popolo quale parte della mia attività non dovrebbe essere conosciuta proprio dal popolo che rappresento?». Una trasparenza totale costituisce un incubo totalitario o il futuro della democrazia?Non è una domanda che si può porre alla deputata Santos, perché si tratta di un personaggio del romanzo Il Cerchio, dello scrittore americano Dave Eggers, appena tradotto da Mondadori. La storia di una grande compagnia di social media che diventa monopolista mondiale coinvolge anche l’organizzazione della rappresentanza politica. E bastano poche frasi per dipingere uno scenario che, quando si materializza sulla pagina, non sembra poi così irrealistico o remoto. «La pressione su coloro che non avevano fatto quella scelta (di mostrare sulla Rete ogni minuto della propria attività, ndr) da cortesi diventarono opprimenti. Il problema sollevato da opinionisti ed elettori era ovvio e clamoroso: se non sei trasparente, cos’hai da nascondere? Anche se alcuni cittadini e commentatori erano contrari e invocavano la privacy, affermando che il governo, praticamente a ogni livello, aveva sempre avuto bisogno di fare delle cose in privato per non compromettere la sicurezza e l’efficienza, la spinta presa dall’iniziativa travolse tutti questi argomenti e la progressione continuò. Se non agivi alla luce del giorno, cosa facevi nell’ombra?».Quando la tecnologia è disponibile ed economica, le conseguenze sono facilmente immaginabili. «In poche settimane i pubblici funzionari ancora opachi cominciarono a essere trattati come paria. Quelli trasparenti si rifiutavano di incontrarli se non accettavano di fare tutto davanti alle videocamere, e così queste persone rimasero tagliate fuori. I loro elettori si chiedevano cos’avessero da nascondere, e la loro fine politica era quasi assicurata». Un Grande Fratello della politica può ridurre gli episodi di malaffare, ma migliora anche il processo di selezione dei rappresentanti e aumenta la qualità delle decisioni assunte? Eggers non ne fa cenno, ma l’utopia negativa descritta nel suo romanzo, che culmina con la dittatura soft del "controllo volontario" e "liberamente accettato" gestito dal Cerchio fa propendere per un no. Eppure, l’idea della trasparenza sostenuta e aumentata dalle nuove tecnologie non può essere semplicemente respinta a priori, perché potrebbe presto avverarsi e perché potrebbe avere elementi positivi.Quello che su questo fronte in parte ha promesso (e poco concretamente realizzato) il movimento di Beppe Grillo è stata anche una delle ragioni del suo successo. Lo scenario fatto intuire con straordinaria lucidità da Eggers (e che avrebbe meritato ancor più scavo e attenzione alle sfumature) non sarà più solo un’ipotesi fantascientifica, ma un’opzione con cui decisori e studiosi dovranno presto confrontarsi. Saranno infatti chiamati a trovare una cornice procedurale e ragioni condivise per giustificare i confini che l’illimitata trasparenza possibile dovrà comunque avere.
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