Gentile direttore,
appare veramente inconcepibile, per chi ha a cuore un minimo concetto di giustizia, che quotidianamente i mass-media ci riportino notizie di insensati massacri perpetrati in Siria nei confronti di civili inermi, mentre di contro assistiamo a un’opinione pubblica assai distratta o peggio assente relativamente alla denuncia di questa intollerabile situazione. Le cronache infatti ci riportano raramente notizie di manifestazioni di protesta o denunce che invece dovrebbero essere forti e tempestive (la diplomazia internazionale sembra, ma non più di tanto, finalmente accennare qualche timida reazione). Proviamo a pensare, per un attimo soltanto, se quanto fin qui avvenuto in Siria fosse accaduto in altre realtà geografiche, per esempio – senza allontanarsi molto dal luogo dei drammatici eventi richiamati – Israele: se, come in passato, questo Paese fosse stato appunto teatro di situazioni e conflitti comunque in scala molto più ridotta di quanto avviene in Siria, avremmo assistito a reazioni di diversa entità con conseguenti mobilitazioni e manifestazioni di protesta, magari non sempre pacifiche, forti appelli ai politici, alla stampa, alla diplomazia… È inevitabile poi fare una riflessione riguardo a quanti spesso vengono considerati con troppa immediatezza o bonaria indulgenza "paladini" dei diritti dei più deboli, ma che in questa ed altre drammatiche realtà tacciono, in maniera decisamente imbarazzante, sulle sofferenze delle popolazioni civili siriane.
Fabio Confalonieri, Milano
In questi giorni stiamo concentrando lo sguardo su nuovi impressionanti scenari di guerra, gentile signor Confalonieri. E vista la gravità di ciò che sta accadendo nell’area maliana, è inevitabile che accada. Ma sono convinto – e da giornalista cerco di ricordarmelo sempre – che nessuna nuova consapevolezza di un dramma in corso può mai rimuoverne un’altra precedente e irrisolta. Certo, niente può rendere meno assillante la preoccupazione per la tragedia che si sta consumando in Siria, dove il ruolo giocato (tra pubbliche inerzie e azioni dietro le quinte) dalle potenze straniere è meno evidente e più deludente, ma in concreto altrettanto pesante. Ciò che lei sottolinea con angoscia nella sua lettera l’abbiamo segnalato più volte, accompagnando le nostre cronache su quella terribile guerra civile che vede soffrire tanti nostri fratelli in umanità e che ha in tanti nostri fratelli di fede le sue prime vittime: agnelli tra le jene qaediste o salafite e i lupi di Assad. Non si può proprio far finta di non vedere. E nessuno, proprio nessuno tra coloro che amano la pace e i diritti dei popoli e delle minoranze, dovrebbe perdere la voce.