venerdì 29 aprile 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
Grazie, gentile signor Spolaore, per la tenacia di un giudizio limpido che mi pare in sintonia con il nostro e, cosa ben più importante, con quello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che anche ieri – come diamo conto sul giornale di oggi – è tornato a insistere con saggezza sul punto e a sottolineare l’inesorabile e speciale (perché, in un modo o nell’altro, esemplare) responsabilità di chi fa politica e assume incarichi e poteri pubblici. Ha ragione, il nostro capo dello Stato: su questo punto nodale non si possono accampare alibi né cercare attenuanti. Neppure nel classico “così fan tutti”, in patria e all’estero (perché i corrotti non hanno bandiere, né fedeltà e il loro dio non è Dio). Serve fermezza, è vero. E serve chiarezza. Ci aiuta perciò la parola forte di papa Francesco, che insegna a riconoscere e contrastare una “tenacia del male” che si fonda sempre sul “non Gentile direttore, torno a scriverle ciò che le avevo scritto più o meno un anno fa: la corruzione mina la fiducia dei cittadini nei confronti di chi amministra, è percepita dalla comunità internazionale come elemento che caratterizza negativamente l’intero Paese e rischia di deteriorare la coesione sociale. Molto positivo è perciò rimarcare la gravità dei reati corruttivi e l’orientamento ad aggravare le pene. In questa battaglia serve grande fermezza. Gino Spolaore Zero Branco ( Tv) riconoscimento” dell’errore e che invita ognuno di noi a guardarsi dentro, e a cambiare testa e cuore e dunque priorità, scegliendo bene ciò che davvero importa e vale nelle vite personali e comunitarie che conduciamo. È una via dura ed esigente, ma soprattutto diritta, lineare, senza bivi ambigui. Una via indispensabile, che non deve ridursi – come sulle nostre pagine abbiamo a più voci rimarcato – a teatro di baruffe stile “guardie e ladri” o, peggio, a scontri tra “guardie” mentre i “ladri” di beni comuni e di onestà se la ridono. Solo così la corruzione – comunque la si intenda e la si subisca, e per quanto radicata e dissimulata risulti – può essere vista nel suo vero volto, esecrata nel sentimento e nelle pratiche comuni, seriamente ridotta e finalmente battuta. Non mi illudo – sia chiaro – una volta per tutte, con il male dovremo fare i conti sino alla fine del tempo. Ma abbiamo bisogno che nel cantiere del bene si lavori a pieno ritmo e con tutta la necessaria ed efficace concordia. © RIPRODUZIONE RISERVATA il direttore risponde
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: