Dal Governo del cambiamento al Governo del bene comune
venerdì 9 agosto 2019

Il parlamentare scrive al direttore di Avvenire: continuiamo a sognare un cambiamento, ma non abbiamo più tempo. Bisogna fare scelte precise e concrete, che diano attenzione alla persona.

Caro direttore,

il sogno di un “Governo del cambiamento”, che insieme ai colleghi del Movimento 5 Stelle abbiamo sostenuto e supportato, cercando di contrastare con azioni a volte invisibili ma costanti, si è sgretolato sotto l’imponente macchina mediatica e generatrice di paure che la Lega di Salvini ha portato avanti. Coinvolti nel turbinio di comunicazioni trasversali e strategicamente gestite, noi abbiamo sempre riportato l’agenda politica e l’attenzione sui veri problemi dell’Italia. È anche vero che in questo periodo abbiamo tenuto duro su alcuni temi di interesse comune, temi come la dignità della persona, il lavoro, il Terzo settore, la legalità… cercando anche alleati di “buona volontà”. Siamo finiti in logiche di poca sensibilità ai valori umani, non tanto di leggi o di percorsi giuridici, ma proprio di un atteggiamento, che parlando alla “pancia” del nostro popolo, lo distoglie e lo manipola, facendogli prestare attenzione a ciò che la comunicazione vuole evidenziare, accrescendo la sensazione di paura e di insicurezza, di cui la Lega trae la sua forza.

Questo non diminuisce o sminuisce la responsabilità di questo Governo, la responsabilità dei singoli, che attraverso un accordo di programma ha provato a mediare con la Lega per il bene del Paese. Noi continuiamo a sognare un cambiamento, ma non abbiamo più tempo, e oggi bisogna fare scelte precise e concrete, non solo a lungo periodo, ma a breve e medio periodo. Abbiamo voglia di creare un Governo che dia attenzione alla persona, un “Governo del Bene Comune”.

Anche nei passati Governi, trasversalmente nei partiti e movimenti presenti in Parlamento, sono emerse persone che hanno a cuore il bene comune e che hanno permesso la realizzazione di leggi importanti a favore delle persona: tra queste il Dopo di Noi o la riforma del Terzo settore, promosse dal governo Renzi, hanno indicato un percorso importante verso un nuovo modello di Welfare State rivolto al cittadino appunto come persona, principale protagonista del proprio percorso di vita. Ma anche il Decreto Dignità e il Reddito di cittadinanza, approvati dal governo Conte, sono state iniziative rivoluzionarie che riconoscono dignità al lavoro e al reddito alla persona.

Ecco perché oggi possiamo e dobbiamo parlare di “Governo del Bene Comune”: Bene come il complesso delle cose desiderate che vorremmo per il Paese e Comune, dal latino cum munus, che vuol dire fatto insieme ad altri affinché il Bene che vogliamo per il Paese sia realizzabile. Bisogna perciò che i parlamentari "Liberi e Forti", di buona volontà, si mettano assieme alla ricerca di un percorso culturale e giuridico che permetta di fare il bene del Paese attraverso percorsi condivisi, iniziando dalla riformulazione del Decreto Sicurezza, con il reinserimento del permesso di soggiorno per motivi umanitari e la rivalorizzazione degli Sprar finalizzati a creare percorsi di integrazione vera per gli stranieri presenti nel nostro territorio.

Ma se vogliamo davvero il Bene dell’Italia è arrivato il tempo di riscoprire la centralità del Parlamento che indirizzi una azione di Governo verso pochi, ma essenziali, punti di convergenze di programma che possano aiutare il Paese verso una piena ripresa economica e sociale.

La riduzione del cuneo fiscale, incentivo per ridurre il costo del lavoro, per lo sviluppo delle imprese e per soddisfare le richieste dei lavoratori; favorire la ripresa del Sud, attraverso forme di defiscalizzazione e di decontribuzione delle imprese che operano nel Mezzogiorno; incentivare opere di green economy verso un’economia sostenibile che produce benessere umano ed equità sociale. Questi dovrebbero essere i principali punti programmatici di un Governo del "Bene Comune", che mette al centro la Persona, che sia composto da ministri competenti su queste tematiche, scelti di concerto dal Presidente del Consiglio dei ministri con il Capo dello Stato. Sarà il Parlamento, nella sua centralità, ad esprimersi a favore.

Senatore del Movimento 5 Stelle, vicepresidente Commissione Finanze del Senato

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