Volgare e violenta. Nelle sue pagine si trovano esempi di incesto, prostituzione e stupro. Oltre che di crude battaglie. E per questo non è adatta ai bambini delle elementari e delle medie e va vietata. È la decisione di un distretto scolastico dello Utah e non riguarda un testo di Eminem o libri tipo “il Tropico del Capricorno”. Il testo in questione è la Bibbia, sia pure in una versione diversa da quella cattolica. Sì, avete letto bene: la Bibbia. Notizia che lascia a bocca aperta e conferma come ormai certe dinamiche ideologiche abbiano raggiunto livelli di guardia fino a qualche tempo fa inimmaginabili, non risparmiando neanche il testo sacro per un miliardo e trecentomila cristiani.
Le cronache degli Stati Uniti ricordano che il vento della polemica a colpi di libri registra ogni giorno nuovi episodi. Se in Florida il governatore candidato alla Casa Bianca, Ron De Santis, ha vietato decine di testi di matematica perché ritenuti “politici”, in California alcuni genitori sono venuti alle mani in merito alla lettura di un libro per celebrare il Pride Month. In diversi Stati Usa a maggioranza democratica, inoltre, sono stati rimossi dalle biblioteche alcuni testi percepiti come offensivi dal punto di vista razziale. Ma certamente il primato del ridicolo (se la questione non avesse risvolti a suo modo drammatici) spetta a questa decisione del distretto scolastico di Davis, nello Utah, a nord di Salt Lake City. La decisione di rimuovere la Bibbia dalle classi elementari e medie è stata presa dopo le proteste di un genitore secondo il quale con i suoi esempi di incesto, prostituzione e stupro, la Bibbia non sarebbe adatta ai giovanissimi.
«Non avrete dubbi sul fatto che - in base alla legge statale - il testo non ha valori seri per i minori perché è pornografico secondo la nostra definizione», ha scritto nella sua denuncia, datata 11 dicembre, il genitore arrabbiato di cui non è stata diffusa l’identità. La sua lamentela si è tradotta in un esame “approfondito” (sic) da parte di una commissione di genitori e insegnanti, al termine del quale la Bibbia è stata vietata per le elementari e le medie. Resta invece disponibile nelle biblioteche dei licei del distretto, in quanto non rientra nella definizione dello Stato di pornografico o indecente. La stessa commissione è stata di recente chiamata a valutare l’ammissibilità nelle scuole del “Libro di Mormon”, uno dei testi sacri del mormonismo, religione dominante nello Utah. L’esame è in corso e prende le mosse da un’altra denuncia, in cui si chiede il divieto per i troppi riferimenti alla violenza sotto varie forme, quali battaglie, decapitazioni e rapimenti.
Il caso dello Utah si inserisce nella tendenza della cosiddetta “Cancel culture”. Abbattere statue, rinominare strade intitolate a figure storiche che hanno agito in base a criteri non ritenuti oggi accettabili oppure riscrivere libri famosi eliminando passaggi in contrasto con la sensibilità adesso prevalente è un esercizio sempre più diffuso, che porta alla fine a correggere le vicende umane, e in definitiva anche le stesse idee, in base ai rapporti di forza del presente. L’episodio biblico della traversata del Mar Rosso da parte del popolo ebraico, ad esempio, va messo all’indice perché comporta la distruzione dell’esercito degli egiziani. E dunque è violento e diseducativo. Chissà se un giorno si arriverà a negare negli Stati Uniti anche il ricordo storico dello sbarco in Normandia. Perché come ha mostrato inequivocabilmente anche il film di un maestro del cinema come Steven Spielberg (Salvate il soldato Ryan) non è stata proprio una passeggiata di salute.
Sì, la Bibbia comprende anche pagine in cui si parla delle bassezze del genere umano, a cominciare dal primo omicidio della storia, quello di Caino ai danni di Abele, ma di questo male fornisce anche il senso e la via di fuga (la salvezza). Vietare la sua lettura a scuola, al di là di ogni considerazione circa la libertà religiosa, è solo il segnale di una immensa ignoranza, che rischia di provocare serissimi danni culturali e sociali. Perché toglie a tutti qualcosa. Agli adulti sottrae la capacità di educare, conducendo per mano le giovani generazioni a riconoscere ciò che è giusto e sbagliato. Ai bambini toglie invece la necessaria dimestichezza con la biodiversità dei sentimenti, delle idee, dei modi di essere, lasciandoli a nutrirsi solo di omogeneizzati ideologici in cui ogni differenza viene giudicata insopportabile e dunque spianata. Così in definitiva la Cancel culture non cancella tanto questo quel personaggio storico, questo o quel libro, ma l’alfabeto stesso dell’umano. Per fare posto a un deserto disumanizzante che, come il sonno della ragione, genera mostri.