Caro direttore,
mi interessa il dibattito sulle possibili Olimpiadi del 2024 a Roma. E da economista ritengo di avere il dovere etico di ricordare che da decenni su tali eventi, in base a solidi numeri, si realizzano analisi per quantificare costi e ricavi, delineare strategie vincenti, mettere in guardia da tattiche perdenti. Per esempio, l’Università di Amburgo ha esaminato (in uno studio pubblicato su Hamburg Contemporary Economic Discussions) 48 candidature olimpiche nell’arco di tempo 1992-2012 e costruito un modello che tiene conto della logistica, della situazione climatica, e del tasso di disoccupazione. Una prima conclusione non banale è che il parco infrastrutturale, i trasporti pubblici e la nettezza urbana di una capitale olimpica devono essere eccellenti.
Questo, oggi, non è evidentemente il caso di Roma. Bisogna poi dire che le Olimpiadi non sono affatto «un affare» in termini di ricavi finanziari (giustapposti ai costi finanziari) per la (o le) città che le ospitano. Tre economisti greci hanno condotto una valutazione ex-post delle Olimpiadi di Atene 2004 (Applied Financial Economics, Vo. 18 n. 19 del 2008). Finanziariamente, hanno guadagnato solo gli sponsor dell’evento: dopo la scelta della capitale greca, grazie all’effetto annuncio, le loro azioni hanno avuto una rapida, ma breve, impennata. Di recente, altri studi hanno individuato nelle Olimpiadi 2004 una delle determinante dell’impennata del debito pubblico ellenico.
È interessante anche una dettagliata valutazione dei giochi invernali: i costi superano i benefici, anche senza contabilizzare le spese per l’infrastruttura (perché permanenti e non connesse solo all’evento) e pur quantificando l’«orgoglio della città e del territorio» di ospitare le gare. In effetti, stime analitiche dei probabili flussi turistici sono modeste (con costi che superano i ricavi) in linea con gli esiti di altre Olimpiadi, ad esempio di quelle tenute nel 1996 ad Atlanta. Uno dei lavori sugli esiti economici non brillanti di quell’edizione olimpica è intitolato: 'Perché gareggiare per essere sede di Giochi?'. La risposta – incoraggiante – viene da due saggi relativi uno alle Olimpiadi di Pechino del 2008 (pubblicato nello Sports Lawyer Journal) e l’altro alla Coppa del Mondo giocata in Germania nel 2006 ( CESifo Working Paper No. 2582). I costi, in questi casi, vengono superati, anche di molto, dai benefici alla collettività perché l’evento in entrambi i casi ha riguardato l’intera nazione.
Si potrebbe ricordare, poi, che le Olimpiadi di Roma del 1960 contrassegnarono la ripresa dopo una lunga fase di guerre. Ma non si dovrebbe dimenticare che allora il Pil italiano cresceva del 5-6% l’anno, il debito pubblico era un terzo del debito nazionale complessivo e il tasso di disoccupazione era intorno al 3% (toccato nel 1963). Si dovrebbe anche considerare che un grande economista come Ferenc Janossy, in un lavoro del 1971, giudicò le Olimpiadi del 1960 (e le spese improduttive a esse connesse) come un preannuncio dell’esaurimento del «miracolo economico». Ho la mente aperta: la proposta di tenere Olimpiadi a Roma nel 2024 dovrebbe essere corredata da un’analisi costi-benefici dinamica secondo il metodo Dixit-Pindyck, insegnato per anni alla Scuola nazionale d’amministrazione – con il quale hanno dimestichezza sia al Ministero dell’Economia e della Finanza sia al Ministero dello Sviluppo economico – finendola con i monologhi contrapposti e decidendosi a valutare la candidatura italiana con un metodo davvero solido.
Queste tue considerazioni, caro amico, mi sembrano utili e opportune. Mi pare soprattutto importante il motivato richiamo a saper costruire un 'evento stellare', imperniato cioè su una città simbolo tanto quanto su un sistema Paese. Un’impresa tentata e coronata da successo, anche sul piano economico, in occasione dei Giochi di Pechino 2008 e del Mondiale di Calcio tedesco 2006. Questo, del resto, è il forte incitamento che negli ultimi anni è arrivato anche dalle grandi organizzazioni sportive internazionali: non costoso gigantismo fine a se stesso, ma valorizzazione e ammodernamento di strutture e 'ambienti' di vita e di sport già esistenti e destinati a durare e a servire. Se il progetto Roma 2024 saprà essere questo, mettendo in campo Città Eterna e Italia, questa candidatura olimpica e paralimpica avrà straordinarie possibilità di vincere e convincere su tutti i piani. Compreso quello del rapporto costi-benefici. So che il Comitato guidato dai 'due Luca' – il presidente Cordero di Montezemolo e il vicepresidente Pancalli – ha questa consapevolezza e questa sana ambizione. Mi auguro anch’io che il loro impegno abbia l’esito migliore. (mt)