domenica 26 gennaio 2014
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Giunti sul caso Stamina al caotico punto in cui siamo, e prima di compiere altri passi falsi, è diventato imprescindibile che tutte le figure e le voci coinvolte – media compresi – rispondano a una domanda pre­liminare: qual è il vero obiettivo che si deve ottenere? Se non ci intendiamo sulle priorità, è fatale che quella che si è trasformata in u­na drammatica telenovela all’italiana a ba­se di polemiche, sortite, colpi di scena e tra­dimenti sprofondi nelle sabbie mobili della contrapposizione tra partiti 'pro' e 'con­tro'.
Non sarebbe solo un’occasione persa, ma anche una pessima figura mondiale su un fronte come la ricerca biomedica d’a­vanguardia, considerata quasi solo nel no­stro Paese come un tema stravagante per cervelloni, mentre è uno dei volani decisivi dello sviluppo. Il tiro al bersaglio cui è stato sottoposto Mauro Ferrari – presidente desi­gnato della nuova Commissione ministe­riale nominata per far definitiva chiarezza su una presunta terapia rimasta sinora incre­dibilmente ignota anche a chi la sommini­stra – è lo specchio di una situazione grot­tesca.
Tornato dagli Stati Uniti, padre mon­diale della nanomedicina, Ferrari ha dovu­to amaramente ripassare i motivi che l’han­no indotto a cercare (e trovare) fortuna a Houston, dov’è a capo di una struttura o­spedaliera e scientifica con alcune migliaia di dipendenti. Avendo detto in ogni sede – cominciando dall’intervista ad Avvenire, la prima dopo il suo arrivo, e anche davanti ai microfoni delle Iene televisive di Italia 1 – che «l’obiettivo è di stare al servizio di chi soffre» e di «trovare soluzioni concrete per il bene primario del malato», è stato fatto oggetto da grandi nomi della ricerca italia­na di insinuazioni personali su presunti con­flitti di interesse, assalti critici contro la sua scelta di spiegare pubblicamente che cos’è venuto a fare, persino accuse di incompe­tenza. Che rivolte a una personalità che sta contribuendo a scrivere il futuro della me­dicina danno il segno del livello su cui è at­testata certa scienza 'ufficiale' del nostro Paese.
Per capirci: il metodo Stamina po­trebbe rivelarsi poco più che un pannicello caldo. Ma le famiglie, i bambini, i malati han­no il diritto che lo si provi subito al di sopra di ogni ragionevole dubbio. E che si dica lo­ro, se siamo di fronte a una truffa, chi in­tende mettersi al loro fianco. E questa è mol­to più di una priorità. ​
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