Fuoco e acqua. Incendi e frane. "Figli" di una stagione estrema, da emergenza annunciata. Ma soprattutto di strumenti e piani in perenne ritardo, di fondi sempre insufficienti, di interventi rinviati a periodi migliori, economicamente parlando. Mentre l’Italia brucia e si appresta a franare. Stiamo ancora facendo i conti di un’estate di roghi da record, ma ampiamente prevista, stiamo ancora piangendo distruzioni e morti, e per il fine settimana si preannuncia (anche qui con precisione) un brusco cambiamento di rotta, con "bombe d’acqua" e vere e proprie tempeste. E come per gli incendi scattano nuovi allarmi. Piove sul bruciato. C’è poco da fare ironia, è proprio così.Non più trattenuta dalla vegetazione andata in fumo, la terra non potrà fare altro che franare. È, ahinoi, drammaticamente certo. La terribile alluvione delle Cinque Terre dell’ottobre 2011 ce lo insegna. Tra le sicure cause di quel disastro i gravi incendi di quell’anno, già aumentati rispetto al 2010. E le conseguenze le abbiamo ancora davanti agli occhi, con quel mare di acqua e fango che ha invaso i piccoli centri liguri. Quest’anno gli incendi sono ulteriormente aumentati, andando a colpire altre aree delicatissime da un punto di vista idrogeologico. Emergenza su emergenza. Eppure si continua a spendere col contagocce, a risparmiare sulla prevenzione e la messa in sicurezza. Ma che risparmio è quello che poi provoca danni e quindi spese ancora maggiori? Per un piano vero e concreto di riassetto idrogeologico servirebbero tra 25 e 40 miliardi. Tanti? Troppi? Il costo sostenuto per riparare i danni negli ultimi 60 anni è stimato in 52 miliardi, 22 solo negli ultimi due decenni: circa un miliardo all’anno. Mentre i morti negli ultimi 50 anni sono stati 4.122 (3.407 per frane e 715 per alluvioni). E gli eventi aumentano. Nel periodo 2002-2010 vi sono state più di 100 frane all’anno.Tutto questo dice che quei miliardi da spendere per la prevenzione non sono poi così tanti né troppi. Non sono tanto una spesa quanto un investimento. Contro le frane e contro gli incendi. Che riguardano tantissime persone: i Comuni a rischio idrogeologico sono, infatti, circa seimila. E in molti di essi gli incendi quest’anno hanno fatto davvero terra bruciata. Tutto ben noto. Al punto che gli allarmi sono ormai precisi e circostanziati. Come già lo sono stati per gli incendi. Da quelli dei meteorologi a quelli del Corpo forestale dello Stato a quelli, addirittura, del premier Monti che in una direttiva di maggio aveva avvertito le Regioni. Invano. E l’Italia è bruciata e continua a bruciare. Purtroppo come previsto. Ora torna l’allarme piogge. Un fenomeno che, avverte il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, colpirà di nuovo in modo intenso, proprio come lo scorso anno. Ma gli allarmi, pur precisi, non bastano. E prepararsi al solito «l’avevamo detto…» non basta. Non può metterci l’anima in pace. Bisogna intervenire. Finalmente e con continuità.Ma anche quest’anno, denuncia Gabrielli, i soldi sono pochi. Non ci sono per la Protezione civile, che però interviene a guaio ormai fatto. Non ci sono per la prevenzione. Del miliardo stanziato dopo l’alluvione dell’ottobre 2009 nel Messinese che provocò più di 30 morti, e in gran parte è poi "svanito" a colpi di tagli, si è riusciti a recuperare quest’anno solo 679,7 milioni (352 messi a disposizione dalle Regioni). Veramente pochi. Questi sì "troppo" pochi. Ma che almeno li si spenda bene e in fretta. E soprattutto si impari a convivere con le emergenze. E, per quanto possibile, a prevenirle. Affinché acqua e fuoco tornino ad essere "sora acqua " e "frate foco" di cui non avere paura.Tocca soprattutto alle amministrazioni locali. Basterebbero pochi strumenti di pianificazione, spesso a costo zero o quasi. Basterebbero corretti piani regolatori ed efficienti piani di protezione civile, controlli severi e cura dell’ambiente. Basterebbe, anche per incendi e frane, non avere paura del non-consenso. Basterebbe cioè governare i cittadini e il loro territorio. Può essere scomodo e inizialmente impopolare ma salva le vite e il nostro futuro.