Un Catalogo, ma con la C maiuscola. Nel senso che di solito si mettono in vetrina cose in vendita. Qui invece il richiamo è solo a valori che non si possono comprare: la fede, il coraggio, l’accettazione della sofferenza, l’umiltà. In una parola, l’amore. Perché il martirio è innanzitutto una testimonianza viva, diretta, drammatica di come il Vangelo possa entrarti dentro, al punto da renderti disposto a sacrificare la vita. Capita anche oggi. Anzi, il Papa ha sottolineato un’infinità di volte come i morti a causa della fedeltà a Cristo siano più numerosi nel nostro tempo che nei primi secoli. Sono vescovi, sacerdoti, consacrate e consacrate, laiche e laici, famiglie che però rischiano, parafrasando un’espressione di Giovanni Paolo II, di rimanere «militi ignoti della grande causa di Dio». La loro eredità invece (e in tal senso Wojtyla ha posto basi ecumeniche importantissime), va conosciuta e valorizzata. Per questo Francesco ha istituito, all’interno del Dicastero delle cause dei santi, la “Commissione dei nuovi martiri - testimoni della fede”.
L’obiettivo, in vista del Giubileo del 2025, è elaborare un catalogo (termine tecnico che solitamente indica l’elenco dei santi) di uomini e delle donne che in questo inizio di millennio hanno versato il loro sangue per confessare Gesù e testimoniare il suo Vangelo. Sapere chi ne farà parte non è difficile. Basta scorrere l’elenco dei beati proclamati tali nell’ultimo quarto di secolo, dove spiccano i credenti assassinati in odium fidei e, allo stesso tempo, alzare lo sguardo su quelle realtà territoriali in cui risulta più pericoloso dirsi cristiani, dalla Corea del Nord alla Somalia, dallo Yemen alla Nigeria passando per il Pakistan e il Sudan. Situazioni estreme anche se spesso mascherate da ipocrita tolleranza, coperchio sotto il quale si nascondono pesanti pressioni. Il Papa lo ha denunciato in tante occasioni. « Anche oggi in varie parti del mondo – disse il 29 giugno 2017 – a volte in un clima di silenzio, non di rado complice, tanti cristiani sono emarginati, calunniati, discriminati, fatti oggetto di violenze anche mortali, spesso senza il doveroso impegno di chi potrebbe far rispettare i loro sacrosanti diritti».
Ed espressioni simili sono stata usate nei viaggi internazionali, nei messaggi ai convegni, durante le preghiere pubbliche. Luoghi, situazioni, in cui la parola “martirio” è risuonata anche in chiave ecumenica. Per Francesco, infatti, oggi i cristiani non sono perseguitati in quanto cattolici, ortodossi o protestanti ma semplicemente perché cristiani. Ecco allora la volontà di estendere la ricerca, di allargare il perimetro del catalogo ai fedeli delle altre confessioni, ecco la scelta di un pastore battista: Martin Luther King e di un vescovo anglicano: Desmond Tutu tra i “testimoni” del sogno della fraternità, ecco la decisione di inserire nel martirologio romano i 21 copti ortodossi uccisi dal Daesh il 15 febbraio 2015 in Libia per poi essere ritrovati cadaveri in una fossa comune due anni dopo. Tutti laici, a conferma che la fedeltà al Vangelo passa per i semplici gesti quotidiani e che donarsi totalmente per fede, senza tradursi in un gesto voluto, può segnare l’epilogo di un cammino tutto orientato nella stessa direzione, come un respiro interrotto, improvviso però non inatteso.
Il cristiano infatti non cerca la morte, non rifiuta la vita ma anzi la riempie di senso e aprendo il cuore a Dio e agli altri, la esalta. In greco la parola mártyr (da cui martirio) significa testimone, che nella valenza evangelica vuol dire colui che annuncia, che grida, non la fine sotto il peso della sofferenza, ma la gioia della Risurrezione, la certezza di un nuovo inizio. È dunque un catalogo di esistenze riuscite, risorte quello che chiede il Papa. Biografie che seppur bagnate dalle lacrime chiamano al sorriso e che mentre in apparenza denunciano la violenza ingiusta subita dalla vita, in realtà ne testimoniano la vittoria sull’odio, sulla sopraffazione. Sulla morte.