Caro Avvenire,
invio un’immagine colta durante una escursione fatta nel porticciolo di Scario nel Cilento. Si tratta non di una grande imbarcazione e neppure di un peschereccio, ma di una piccola barca mossa, come si può vedere, con un motore di pochi cavalli, con le reti ancora non riordinate dopo la pesca. Anche lo scafo è “vissuto”. A bordo poveri attrezzi consumati dal tempo degli orologi e dal tempo delle intemperie.
Il mestiere del pescatore è duro e in questa zona ormai se ne contano pochissimi. Eppure a dispetto dell’età e della fatica, anzi quasi a sfidare tutte le difficoltà di un’esistenza fondata sull’elemento liquido e rischioso del mare che nulla può assicurare sia in termini di pescato che di sicurezza, sulla fiancata, è tracciato con una vernice più recente delle altre, il nome dell’imbarcazione: “Papa Francesco”.
Forse ciò che ha spinto il pescatore a cambiare nome alla barca (prima infatti doveva chiamarsi diversamente, visto gli anni che dimostra) è stata la simpatia per questo pontefice che sempre parla di chi va per mare. Forse ha pensato che i pericoli di quelli che affrontano il Mediterraneo in cerca di una vita migliore sulle sponde più ricche di questo stesso mare, le fatiche di questi ultimi della storia e del mondo sono un po’ simili alle sue. Anch’egli infatti è uno che non ha volto e non ha un nome, e tutto quello che ha è legato a un molo di un porto dove, poco più in là, ben altre barche sono ormeggiate. Si tratta di yacht, di velieri con due o tre alberi.
Tutto un altro mondo, rispetto al suo. Un mondo che neppure ci pensa – immagino – a ribattezzare il proprio natante con il nome che ha scelto questo pescatore anonimo.
Un ultimo pensiero: di recente papa Francesco ha parlato delle fede come di «un’àncora rivolta verso il cielo» (Udienza generale del 26 aprile 2017) e a suo modo questa piccola barca che un oscuro pescatore ha voluto chiamare “Papa Francesco” rappresenta un’icona della fede, semplice segno di un affidamento a qualcosa di più grande che ci supera e che spesso ci appare incomprensibile dentro il quale però l’uomo, qualsiasi uomo, cerca una via, una strada, o più semplicemente, come nel caso di chi va per mare, una scia. L’intestazione a papa Francesco mi sembra che racchiuda proprio questo anelito, questa tensione verso un fondamento che il pescatore ha saputo esprimere meglio di qualsiasi altro interprete che ha studiato, e forse anche noi da lui come da tutti i poveri che “abitano il Vangelo” possiamo apprendere quei semi di verità e di saggezza che possono mettere in crisi le nostre certezze, mostrandoci altre vie sicuramente meno comode e facili ma certamente più ricche di fede e di umanità.
Lucio Coco Bée (Vb)
È piccola e ingenua, nel suo celeste chiaro, la barca colta dallo sguardo del signor Coco. Frusta di anni, i legni logori di mille onde, i remi usurati. Tuttavia, così piccola, ha qualcosa di intrepido. Si capisce che chi la conduce non ha paura di sfidare il mare, da solo. È sempre tornato a casa, e confida che Dio lo proteggerà ancora. O forse, di più, si affida: che sia fatta la sua volontà. “Papa Francesco”, così l’ignoto pescatore, che immaginiamo non più giovane, ha ribattezzato la sua barca. Come per una affinità o una simmetria, come volendosi dare un compagno, nelle silenziose albe sul mare. La piccola vecchia barca con le reti in disordine fa venire in mente quel passo del Vangelo di Luca, sul lago di Genésaret: «Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”. Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”». Doveva essere una barca simile a questa, quella di Pietro, sciupata e crepitante negli assiti a ogni battere dell’onda. Con le reti vuote e abbandonate disordinatamente, come quando si torna a riva scoraggiati, a mani vuote. «Abbiamo faticato tutta la notte»... E il mare niente, il mare avaro.
L’uomo che parla in piedi sulla riva, il pescatore stanco che ascolta, lo sciabordio dell’acqua. Quale certezza splende fra le poche parole di Cristo? Pietro si rialza nelle membra appesantite, tace, poi in un attimo consente: «Sulla tua parola getterò le reti». Pietro si fida. La vecchia barca, adagio, al ritmo lento dei remi riprende il largo.