Viviamo in un mondo contraddittorio, dove i 'vecchi' Nord e Sud non esistono più, mentre Cina e India, mantenendo l’attuale tasso di crescita, raggiungeranno in qualche decennio il Pil pro capite medio dei Paesi ad alto reddito. Ma dove diseguaglianze e problemi ambientali esplodono: i 62 maggiori Paperoni planetari hanno la stessa ricchezza della metà più povera del pianeta (come ci ha ricordato il recente rapporto Oxfam) e il mondo dovrà fare uno sforzo sovrumano per evitare una crescita della temperatura media che potrebbe scatenare disastri ambientali e altri conflitti sulle risorse naturali. Bisogna essere ciechi per non capire che questa diseguaglianza spaventosa alimenta piccoli e grandi conflitti, violenze e criminalità. Visto che dunque l’umanità ha imparato benissimo a creare valore economico a livello aggregato, l’emergenza numero uno dei prossimi anni deve essere quella di distribuirlo meglio per ridurre le diseguaglianze e di crearlo in modo più sostenibile per risolvere il problema ambientale. Sul primo punto due vie maestre sostenute da anni dalla campagna per la riforma della finanza (campagna 005) sono quelle della lotta all’elusione fiscale e di una tassa sulle transazioni finanziarie. L’urgenza della seconda è dettata dal problema sempre più evidente delle crescenti fibrillazioni dei mercati finanziari dove i capitali pazienti sono stati progressivamente sostituiti da quelli 'supersonici' (e la durata media di possesso di un’azione è crollata a pochi secondi). Un addetto ai lavori si sfogava l’altro giorno dicendo che non ha alcun senso economico che il valore azionario di una banca perda il 20% un giorno e recuperi il 20% un altro. I giornalisti economici si arrampicano sugli specchi industriandosi in spiegazioni sempre più fantasiose per giustificare sommovimenti tellurici sempre più forti per i quali le notizie economiche sono solo un lontano pretesto. La verità è che i mercati finanziari sono dominati da operatori che inseguono trend di breve termine progressivamente sostituiti da macchine che fanno la stessa cosa con programmi automatici comprando e vendendo a distanza di millisecondi. Ovvio che la volatilità infragiornaliera aumenti sempre di più. Uno degli esempi più eclatanti in tal senso è che la 'non notizia' della Cina che passa a tassi di crescita inferiori al 7% ha prodotto un crollo della Borsa americana superiore a quello registrato con il fallimento della Lehman Brothers, quando abbiamo per un attimo temuto il collasso del sistema finanziario mondiali. Se nel mondo occidentale sindacalizzato e protetto degli anni ’70 non era forse una sorpresa il fascino delle idee liberiste di Reagan e della Tatcher, non ci possiamo sorprendere che in una situazione come quella attuale (in cui persino il candidato Carlo Marx avrebbe qualche chance) le ultime elezioni americane siano state vinte dal primo presidente di colore che ha scavalcato a sinistra il candidato democratico. E che la cosa potrebbe accadere nuovamente con un candidato (Bernie Sanders) che per la prima volta negli Stati Uniti ha un programma dichiaratamente di sinistra. Sul tema della Tobin Tax un articolo del 28 gennaio sul New York Times rompe un tabù dichiarandosi a favore della tassa. E sottolineando che sia Clinton che Sanders (seppure in forme diverse) hanno messo il provvedimento all’interno del loro programma. Sempre negli Usa uno studio indipendente del Tax Policy Unit indica che una tassa dell’uno per mille sulle transazioni porterebbe nelle casse americane 66 miliardi l’anno, di cui il 40% dall’1% dei più ricchi e il 75% dal 'top' 20%. Se sulla lotta all’elusione fiscale come strumento di contrasto alle diseguaglianze ormai non paiono esserci più dubbi e tutti (organizzazioni internazionali, Stati sovrani, società civile) sono impegnati nel contrastarla, lo stesso presumiamo accadrà nei prossimi tempi per la Tobin tax. Con due obiettivi importanti da perseguire: rendere finanziariamente insostenibile il trading ad alta frequenza riducendo la quota di capitali supersonici e aumentando quella di capitali 'pazienti'; porre fine alle 'guerre stellari' dei robot che fanno trading e ridurre la volatilità in eccesso dei mercati. E raccogliere un volume importante di risorse da destinare al contrasto delle diseguaglianze.