Anche in questi giorni si succedono i suicidi dei carcerati e degli imprenditori. Per fortuna, in entrambi i casi, piccoli numeri, ma quando c’è di mezzo la vita è sufficiente un caso per obbligare la riflessione.
Vorrei conoscere l’esperienza concreta di queste persone, con chi vivevano, che storia si portavano sulle spalle, che valori davano alla loro azione: non per ficcare il naso in cose che non ci appartengono, ovviamente, ma per capire da cosa discenda quel gesto estremo. Ogni azione ha infatti una spiegazione che spesso va ben al di là della causa scatenante: difficile da cogliere o non condivisibile, non cosciente o chiaramente affermata. Non mi è possibile farlo e dunque mi fermo al dato di cronaca. Nel caso degli imprenditori era già successo qualche anno fa, all’inizio della crisi, ma oggi sembra presentare nuove ultime motivazioni. In particolare, ritardati pagamenti dalle pubbliche amministrazioni e ricevimento di cartelle esattoriali da pagare pronta cassa. Uguale la conseguenza: impossibilità di proseguire nell’attività imprenditoriale per mancanza di risorse finanziarie, in un momento in cui anche le banche risultano avare di affidamenti. Per alcuni, sono morti di cui dunque è doppiamente responsabile lo Stato che con una mano non adempie a quanto stabilito dall’Unione Europea, sia pure con entrata in vigore nel nostro Paese nel 2013, circa i pagamenti della pubblica amministrazione – si parla di sessanta giorni rispetto alle attuali punte di novecento in alcune amministrazioni del sud – e dall’altra esige con la mano forte di Equitalia pagamenti puntuali di tasse sempre più alte.
E il ragionamento, allora, finisce con il complicarsi. È ovvio, perché di assoluto buon senso, che le due mani dovrebbero parlarsi e, nell’interesse di tutti, con una rapida sottrazione decidere il residuo debito o l’avanzo di credito. Tuttavia, e può essere scandaloso doverlo ammettere, questo oggi non è possibile perché la pubblica amministrazione è fatta di mille enti, livelli e organizzazioni che non dialogano tra di loro anche perché dotati di autonomia giuridica e/o amministrativa. Certo, lo Stato, in senso lato, paga male ma paga sempre e dunque chi vanta un credito nei suoi confronti dovrebbe poterlo facilmente scontare presso un ente terzo ricavandone mezzi finanziari freschi, sia pure pagandone un giusto prezzo. Su questo occorre fare sicuramente di più, ma il punto vero è perseguire la riduzione dei vergognosi tempi di pagamento. Sull’altro versante, quello della tassazione, occorre essere ancora più chiari. In tempi di pacchi bomba a funzionari, incendi a sedi e minacce diffuse è necessario ribadire l’importanza della funzione di Equitalia. Da una parte, si tratta di un ente esecutore di regolamenti stabiliti altrove e che lo stesso Tremonti ha recentemente dichiarato necessitino di una parziale revisione, dall’altra però la forza di cui obbligatoriamente deve essere dotata è correlata alla nostra scarsa e diffusa volontà di collaborazione. Perché pagare le tasse non è certo bello, ma sicuramente è necessario e doveroso: tutti invochiamo la riduzione dell’evasione fiscale e conseguentemente anche dell’imposizione fiscale in capo al singolo, ma poi, come sempre da noi, la regola non è mai quella giusta e l’eccezione la fa da padrone. Al netto di cartelle pazze e di eventuali comportamenti vessatori dei singoli operatori, di estrema gravità se verificati, la funzione di Equitalia è strategica nello scorcio storico che stiamo attraversando e come tale va difesa.
Sembrerebbe, allora, che la solitudine che può avere portato al gesto drammatico quegli imprenditori sia del tutto giustificata da una latenza dello Stato nei confronti delle proprie responsabilità e da una comprensibile durezza nell’esigere il dovuto. Qui si apre lo spazio per un lavoro che interpelli la responsabilità personale di ciascuno. La prima a dover essere contrastata è proprio quella solitudine: il non sentirsi soli, pur essendolo, è il primo passo infatti per contrastarne gli effetti. Una parola, un gesto, da parte di chi ne ha la possibilità, hanno in queste situazioni l’importanza di un fatto. E ciò giudica anche lo spirito dell’azione delle associazioni imprenditoriali.