Javier Milei, da un anno presidente dell’Argentina, non è uno sprovveduto, ed è sicuramente molto abile nella comunicazione (la motosega). Ogni politica economica nazionale è come una terapia scelta sulla base delle caratteristiche di un malato (il Paese e la sua situazione sociale ed economica). Il “paziente” Argentina, affetto da periodiche ondate di iper-inflazione, è uno dei più storicamente debilitati.
L’iper-inflazione ha un impatto devastante sulla povertà: ce ne siamo resi conto nel piccolo anche noi con un’ondata inflattiva a seguito dell’aumento del prezzo del gas che ha colpito duramente il potere d’acquisto dei ceti più deboli aumentando significativamente le statistiche della povertà. Dobbiamo intanto metterci d’accordo su cosa intendiamo per guarigione del paziente.
Un’economia è sana quando è in grado di creare valore attraverso cittadini e imprese migliorando le condizioni di vita di tutti i ceti, e soprattutto le loro capacità di accedere a salute, istruzione e servizi sociali. Nel caso dell’Argentina la quota di persone sotto la soglia di povertà è pertanto uno degli indicatori più attenzionati nel dibattito tra i sostenitori e gli avversari di Milei. Il presidente aveva riproposto in campagna elettorale una ricetta ultra- liberista affermando che per guarire il paziente serviva una terapia shock di riduzione della spesa pubblica per creare un avanzo primario in grado di fermare la crescita del debito estero del Paese, accompagnata da una riduzione di creazione di base monetaria per combattere l’inflazione. Assieme a questo, una riduzione del settore pubblico e una deregolamentazione in molti settori per rivitalizzare l’iniziativa privata.
Il presidente argentino Milei - .
Il leader argentino aveva premesso che all’inizio ci sarebbe stato da soffrire ma che la terapia alla fine avrebbe funzionato. È presto per giudicare ma le tendenze per ora non confutano questa previsione. L’inflazione è scesa dal 28,6% mensile (1.400% annualizzato) al 2,69% mensile. Il vantaggio dell’azione drastica è un forte effetto negativo sulle aspettative d’inflazione che ha avuto effetti positivi su tassi di finanziamento alle imprese e stabilizzazione valutaria. La quota di argentini sotto la stima della soglia di povertà è significativamente aumentata nei primi mesi di governo di Milei (dal 42% circa del dicembre 2023 al 53% circa dell’agosto 2024) anche se sicuramente nei primissimi mesi la dinamica dell’indicatore risente dell’effetto di trascinamento del governo precedente.
Dall’agosto scorso a oggi è leggermente diminuita fino a tornare al 42% (il livello dei tempi dell’insediamento di Milei). Nel valutare i risultati di un’azione di politica economica dobbiamo sempre tener conto del rapporto di proporzionalità tra terapia e condizioni del paziente. E ci sorprenderemmo nel vedere che talvolta gli estremi si toccano perché il teorico del liberismo Milton Friedman è favorevole a un reddito di base incondizionato per sconfiggere la povertà, ma come medicina somministrabile a un’economia sana dopo la cura.
Tornando alla situazione di oggi dell’Argentina, se è vero che il medico pietoso fa la piaga purulenta è anche vero che la terapia non deve uccidere il paziente. Il giudizio sul bilanciamento di costi e benefici è pertanto sospeso in attesa degli sviluppi. Per una valutazione finale va considerato che i problemi dell’Argentina sono anche legati in gran parte alla sua fragilità rispetto ai mercati internazionali.
La stagione post inflazione nei Paesi ad alto reddito ha avuto ripercussioni pesanti nei Paesi con alto debito estero, come da manuale e come accaduto a inizio anni ‘80 con la crisi del debito latinoamericano: gli alti tassi d’interesse da noi e negli Usa per combattere l’inflazione hanno prodotto la “fuga verso la qualità” attirando gli investitori da noi e creando il doppio effetto negativo di svalutazione della moneta e aumento dei tassi sul debito estero in dollari e a tassi variabili nei Paesi poveri ed emergenti. Per fare il paragone con una famiglia, è un po' come se la rata del mutuo si fosse impennata sottraendo risorse per salute e istruzione e mettendo la famiglia sul lastrico per troppe spese.
Quando l’Argentina aumenterà (come promesso da Milei) il grado di apertura ai capitali internazionali si esporrà a rischi di shock, sebbene in questo momento gli investitori guardino con favore alle politiche intraprese. Milei da noi è subito diventato un alfiere e un modello per gli ultraliberisti. Tornando alla metafora medica, l’Italia è un paziente ben diverso. Un’economia che funziona, genera valore distribuito tra le classi sociali alimentando partecipazione democratica ha bisogno non di una motosega ma di mantenere l’equilibrio fra tre pilastri: Stato, mercato e società civile. La tragedia argentina è quella di aver oscillato come un pendolo nella sua storia tra il “solo Stato” del peronismo e il “solo mercato” del liberismo. Il risultato è una società civile estremamente più povera della nostra.
Dobbiamo essere orgogliosi della nostra storia dal dopoguerra a oggi, fatta, nel segno dell’equilibrio tra pensiero liberale, cattolico/popolare e socialista, di protagonismo del civile (la forza del movimento cooperativo, il protagonismo delle associazioni) e di equilibrio tra mercato e intervento dello Stato. Non abbiamo bisogno, grazie a Dio, della motosega ma di fermenti lattici in grado di aumentare condizioni e possibilità di generatività di persone e territori che favoriscono la buona salute dell’economia e la sua capacità di affrontare le nuove difficili sfide sul fronte di sanità, istruzione e servizi alla persona. È il compito non solo dell’economia civile ma di tutto il Paese.