giovedì 19 settembre 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
Gentile direttore,
si ricorda di me? Sono un ragazzo disabile che frequenta il quinto anno all’Itsos Albe Steiner di Milano. Mi sforzo di trattenere la rabbia e di attenermi ai fatti: 1) nel 2011 i miei genitori fanno causa al Ministero chiedendo le ore di sostegno cui ho diritto per la mia diagnosi (tetraparesi spastica). Vincono la causa e ottengo le mie ore; 2) nel 2012 mi ritrovo, di nuovo, con le ore destinate al mio educatore dimezzate. "Avvenire" e il "Corriere della Sera" (grazie!) pubblicano la mia denuncia. Lei mi risponde e chiama in causa l’ente responsabile, il Comune. L’allora vicesindaco e assessore all’Istruzione Maria Grazia Guida risponde pubblicamente, con una lettera ad "Avvenire": «Caro Francesco, riavrai il tuo educatore. Promesso». 3) nel 2013, per la terza volta, mi ritrovo le ore dell’educatore più che dimezzate (da 9 a 4). Fin qui i fatti. Ora, il mio appello. Per la terza volta i miei diritti vengono calpestati. La mamma dice che non sempre le promesse si possono mantenere. Il preside allarga le braccia e abbassa lo sguardo. Io invece alzo la testa e lo urlo: è vero, i disabili come me non contano niente, però la parola data va mantenuta e chi non lo fa deve avere il coraggio di guardarmi in faccia e dirmi come stanno le cose. Perché mancano i soldi per pagare il mio educatore (e quello di tanti altri ragazzi disabili) e non mancano per pagare l’insegnante di matematica o di inglese dei miei compagni? Non sono puntigli (come alcuni mi dicono, per farmi stare zitto); non voglio stare zitto perché un Paese che non sa rispondere a questa domanda è un Paese che non potrò mai rispettare. La saluto.
Francesco Gallone, Milano
Certo che mi ricordo di lei, caro Francesco. E ricordo come, giusto un anno fa, a Milano, il suo e altri casi siano stati prima creati e poi risolti. L’Italia è uno strano Paese: ci sono città in cui si fanno i salti mortali prima di compiere una scelta palesemente ingiusta come cancellare o dimezzare il "sostegno" a uno studente disabile, ce ne sono altri in cui, ormai, la situazione economico-finanziaria è tale che non ci si pensa due volte a tagliare senza andare per il sottile e, purtroppo, non c’è verso di rimettere le cose a posto, e ce ne sono altri ancora in cui si taglia e si sbaglia persino a ripetizione, ma ci si sa anche correggere. Mi viene da dire che Milano sembra diventata un posto così. E quasi quasi, a questo punto, me lo auguro e soprattutto lo auguro a lei. Spero cioè che Francesco Cappelli, esperto uomo di scuola che oggi guida l’Assessorato all’Educazione e Istruzione, sappia rispondere con saggezza e giustizia alla "domanda" arrabbiata eppure civilissima che un giovane cittadino disabile è costretto, ancora una volta, e ancora una volta con l’amplificatore della stampa, a rivolgere al "suo" Comune. Ci sono di mezzo due Franceschi, lei e l’assessore, ma non è solo per questo che riuscirete ad ascoltarvi e a capirvi. Comunque, pur in un tempo di grandi difficoltà e di poche risorse disponibili in un’Italia che a ogni livello spende ancora troppo e male, io penso che qualcosa di buono potrà accadere. E non accadrà per sottrazione (cioè togliendo qualcosa ad altri studenti), ma per buona amministrazione.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI