sabato 13 febbraio 2016
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E' davvero una bella generazione quella di Giulio Regeni, 28 anni, trovato morto ammazzato al Cairo lo scorso 3 febbraio. Aveva la stessa età Valeria Solesin quando venne uccisa dai jihadisti il 13 novembre scorso a Parigi. Si arriva a questa conclusione rileggendo le due tragiche storie, quella del ricercatore di Cambridge e della dottoranda della Sorbona. Storie a tratti diverse perché se la vicenda di Valeria è chiara, la verità sulla morte di Regeni al Cairo è tutta da appurare e ci sono fondati timori - nonostante le rassicurazioni delle autorità egiziane che sarà difficile fare piena luce sulla sua fine scovando i suoi rapitori e i suoi torturatori, che indossino o meno una divisa.  Due storie che invece hanno in comune l’amore per la libertà, per il sapere e la nobiltà d’animo di chi mette il proprio talento al servizio del bene comune. Giovani idealisti e concreti, che hanno messo le ali approfittando delle aperture alle frontiere della generazione 'Erasmus' e che al tempo stesso avevano radici salde e valori forti. A 28 anni una persona ha scelto da che parte stare e di certo sappiamo, da quanto emerge dalle indagini, che Giulio Regeni ha trovato la morte perché stava dalla parte della verità e della giustizia in questi tempi molto difficili. Era un ragazzo speciale - come ha ricordato ieri agli affollatissimi funerali il parroco di Fiumicello don Luigi Fontanot - che ha dedicato la sua vita troppo breve alla ricerca e per questa sua scelta, che aveva dato un senso alla sua esistenza, ha pagato il prezzo più alto, un vero martirio umano. Proprio per rendere omaggio alla sua coerenza e alla sua testimonianza ci auguriamo che l’impegno del governo italiano di trovare i colpevoli, quelli veri, continui a essere autentico e forte, e non venga sacrificato sull’altare della ragion di Stato per proteggere in qualche modo il regime di al-Sisi, alleato prezioso dell’occidente nella lotta al Daesh, ma con macchie che non possono essere accettate. Non sappiamo molto della generazione degli italiani che oggi hanno più o meno di 30 anni, colpita in pieno dalla crisi e perciò ai margini di mondi e professioni divenuti inaccessibili. Ma a Giulio Regeni (e a Valeria Solesin ieri) va il nostro ringraziamento - come ha scritto la mamma di Giulio - per averci insegnato molto.
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