ho molto apprezzato l’inchiesta di Giacomo Gambassi «Gli ingarbugli degli azzeccagarbugli», pubblicata su "Avvenire" del 5 febbraio. Quello del linguaggio, della sua comprensibilità e accessibilità, è un tema al quale dedico da sempre attenzione come appassionato e ora anche come presidente dell’Associazione Bancaria Italiana. Credo, infatti, si tratti di un tema importante anche per il mondo economico e per chi vi opera, soprattutto in un momento storico in cui la discussione e l’interesse sui temi dell’economia, anche a causa della lunga e grave crisi, coinvolgono un pubblico vasto, non più di soli addetti ai lavori.
Il linguaggio economico, così come quello giuridico, fa progressivamente propri, spesso in maniera acritica, istituti nati e sviluppati in contesti diversi dal nostro, facendo abuso di anglicismi, formule, acronimi incomprensibili e tecnicismi; sempre più diffuso l’uso di slogan o luoghi comuni che servono più a sollecitare stati emotivi che a comunicare concetti e trasmettere informazioni. Il linguaggio che racconta i fenomeni dell’economia, che è parte fondamentale della vita sociale e dello sviluppo del Paese, diviene così criptico, poco trasparente, con l’ulteriore terribile conseguenza di generare incomprensioni, conflitti interpretativi.
Tutto ciò ritengo contribuisca anche a far crescere quell’atteggiamento di diffidenza delle persone sulle questioni connesse alla materia economica e verso coloro – quindi istituzioni, intermediari, mondo dell’informazione – che le rappresentano, disperdendo un patrimonio di fiducia non facile da recuperare. Ma l’effetto più preoccupante è quello di creare, non sempre consapevolmente, una cesura ancora più significativa nella comunicazione verso le persone, alimentando l’opacità del messaggio per i non addetti ai lavori e non favorendo una completa percezione delle ragioni e degli effetti alla base degli accadimenti.
Ciascuno di noi, pur nella diversità del ruolo, può contribuire a segnare un cambiamento di atteggiamento culturale. Con questa ottica, proprio in questi giorni, è stata costituita la 'Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio' che tra gli obiettivi ha proprio quello di promuovere e sostenere strumenti, iniziative di comunicazione, informazione, e formazione in materia finanziaria, destinati alle diverse fasce d’età della popolazione, nonché al sostegno di insegnanti e scuole. Spero che questa iniziativa, congiuntamente a una sempre più diffusa attenzione alle questioni di cultura dell’economia, finanziaria e del risparmio, possa contribuire a un accrescimento di sensibilità che valorizzi la semplificazione, la chiarezza e la trasparenza del linguaggio.