La Francia in cerca di soluzioni: lezioni di sport per la politica
mercoledì 14 agosto 2024

Non aveva più voglia di guardarsi allo specchio. Come una maratoneta o un’amazzone caduta in una pozzanghera melmosa in piena competizione. All’incirca questo era la Francia alla vigilia di Parigi 2024: un Paese divenuto rissoso e ingovernabile, benché retto da istituzioni teoricamente concepite per una governabilità esemplare. Come se non bastasse, la cerimonia olimpica d’apertura, il 26 luglio, era finita in un guazzabuglio d’imprevisti e sbandate: l’ondata di paura suscitata dai gravi sabotaggi ferroviari capaci di paralizzare la rete di trasporti più strategica, in un Paese così legato ai binari; i capi di Stato stranieri lasciati sotto la pioggia battente, proprio mentre veniva ordinato a decine di ballerini, acrobati e figuranti di non esporsi sui tetti parigini, dopo i primi artisti rimasti feriti, come nella troupe del Moulin Rouge; l’indignazione suscitata a livello internazionale dagli spezzoni più controversi e meno eleganti, per usare un eufemismo, dello show costruito su un menù così sovrabbondante di simboli da ricordare i pasti del Gargantua rabelesiano.

Eppure, nei giorni seguenti, la Francia inguardabile e in pieno dubbio ha vissuto una specie di redenzione. Come se il Paese si fosse fermato accanto alla splendida Fontana degli Innocenti, nel cuore di Parigi, restaurata a regola d’arte per le Olimpiadi e così cara da sempre agli affranti e ai più indifesi fra i calpestati.

Le immagini dei volti sorridenti o in lacrime di atleti e spettatori hanno cominciato a fare il giro del mondo, sullo sfondo delle scenografie mozzafiato scelte per tante competizioni. Alcune storie di coraggio sportivo puro, come quella della schermitrice italo-brasiliana Nathalie Moellhausen, hanno commosso il pianeta.

Macron saluto la delegazione olimpica

Macron saluto la delegazione olimpica - ANSA

Proprio mentre un certo Emmanuel Macron rimbalzava fra una tribuna e l’altra, quasi come uno scolaro eccitato da quanto di nuovo c’è da imparare, più che come un presidente ostinatamente in mostra. Già, imparare dallo sport. Ovvero, secondo l’intervista rilasciata ad Avvenire alla vigilia, ciò che consiglia agli imprenditori il Nobel per la Pace Muhammad Yunus, il «banchiere dei poveri» scelto come garante etico di Parigi 2024 e catapultato, proprio durante l’Olimpiade, alla testa del nuovo governo della speranza in Bangladesh. Per i politici, che talora guardano ancora allo sport secondo la modalità panem et circenses, non è scontato immaginare d’imparare da chi suda per anni, quasi sull’orlo dell’irrazionalità, dietro il sogno di una medaglia. Eppure, adesso, la questione si pone sul serio nella Francia che era a terra e si ritrova, grazie all’olimpismo decoubertiniano, in bella mostra.

«Giochi olimpici di una nuova era», recita l’omaggio finale del presidente del Cio, Thomas Bach, nella scia di una serie di record: biglietti venduti, audience mediatica, partecipazione femminile, sostenibilità ambientale dei siti, solo per citare i più noti. Un trend che Parigi 2024 vuole confermare alle Paralimpiadi (28 agosto-8 settembre). Non è affatto detto che a Palazzo Matignon arrivi presto come premier un personaggio legato al mondo dello sport, come molti ora suggeriscono a Macron. Ma in ogni caso, la Francia, così spesso incline in passato alla vanità e all’arroganza nei confronti di tante altre cancellerie, pare già aver ricevuto la lezione più grande d’umiltà proprio dal popolo degli olimpionici: gente che talora piange, esulta e rende grazie anche solo per un quarto posto. Tutto un patrimonio impalpabile, ma che vale oro.

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