WikiChiesa I numeri di questo monitoraggio confermano ciò che a sensazione era già ben chiaro, e cioè che le cronache e i commenti intorno alla violenza esercitata in nome di Dio su altri figli di Dio hanno costituito, nei giorni a cavallo della Pasqua, la maggioranza tra le informazioni religiose presenti nella Rete. Una su tre, anche senza considerare, nel computo, i riferimenti a tale violenza ripetutamente pronunciati da papa Francesco. Come la memoria privata e intima delle famiglie, quando attraversano le loro prove, così anche quella collettiva che i media in qualche modo rispecchiano, in questi momenti, corre ai precedenti. Per questo anche 'Vatican Insider' (http://tinyurl.com/jbe7yst) ha ricordato che nel 2016 la notte di Pasqua ha coinciso con l’anniversario del rapimento, vent’anni fa, a opera del Gruppo islamico armato, dei monaci trappisti di Tibhirine, conclusosi tragicamente con l’assassinio del priore Christian de Chergé e dei sei confratelli. Parlando il freddo linguaggio dei miei robot, posso attestare che tale vicenda gode di una 'popolarità' digitale davvero significativa, stante l’anonimato in cui quel monastero era vissuto prima del martirio, e non credo che la si debba attribuire al pur bellissimo film Des hommes et des dieux. Credo invece che il motivo di una così forte risonanza, oggi, nella coscienza della Chiesa, risieda nella trasparenza evangelica delle parole di padre Christian, quel 'testamento' che, se appena si interroga Google con la parola Tibhirine, subito ci viene offerto come opzione. Si concludeva così: «E anche te, amico dell’ultimo minuto, che non avrai saputo quel che facevi. Sì, anche per te voglio questo grazie e questo ad-Dio profilatosi con te. E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e due. Amen! Insc’Allah » (su 'Missionline': http://tinyurl.com/hvm7vxy).
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