Caro direttore,è dagli anni Ottanta che l’Italia si misura con la necessità di un ammodernamento delle sue istituzioni democratiche. La mancata risposta a questa esigenza ha connotato nel segno della instabilità e della scarsa efficienza istituzionale lunghi periodi della nostra storia recente; questo segno è stato solamente in minima parte attenuato con le evoluzioni politiche della cosiddetta Seconda Repubblica. La storia insegna anche che al fallimento dei tentativi di riforma non ha fatto seguito l’elaborazione di proposte migliori, ma lunghi periodi di restaurazione e di involuzione della vita istituzionale. Per queste ragioni, pur valutando le luci e le ombre della riforma approvata dal Parlamento e ora sottoposta a referendum confermativo popolare, noi riteniamo che sia responsabile sostenere la scelta del Sì.Questa riforma non intacca i princìpi fondamentali della prima parte della Costituzione, ma innova i meccanismi di funzionamento delle nostre istituzioni, anche alla luce del nuovo contesto sociale. Si tratta di innovazioni che vanno nella giusta direzione, ma richiederanno una attuazione attenta e anche una sincera disponibilità a miglioramenti e correzioni: se i princìpi devono rimanere punti di riferimento stabili, le forme organizzative devono essere sottoposte a doveroso monitoraggio e verifica nella realtà dei fatti. Ci riferiamo in particolare ad alcuni punti di grande rilevanza: funzionalità del Senato e modalità della sua elezione, anche in rapporto alla sua funzione di rappresentanza dei territori più che delle istanze partitiche; efficienza del processo legislativo, anche attraverso l’adeguamento dei regolamenti parlamentari; partecipazione diretta dei cittadini e coinvolgimento dei corpi intermedi; rilancio su basi nuove di un regionalismo responsabile e cooperativo e delle autonomie locali. Il nostro Sì in Parlamento e la nostra indicazione del Sì al referendum confermativo si accompagnano pertanto a un impegno a lavorare fin da subito su questi temi, anche attraverso una discussione pubblica che coinvolga i cittadini e le comunità territoriali.Analogo impegno vogliamo ribadire in tema di legge elettorale: è evidente a molti ormai l’opportunità non solamente strumentale di un ripensamento dell’Italicum. Noi pensiamo, peraltro, che ciò non possa semplicemente ridursi alla estensione del previsto premio di maggioranza alle coalizioni, ma che debbano essere individuati correttivi idonei a prevedere un migliore rapporto tra elettori ed eletti e un più efficiente rapporto tra voto dei cittadini ed esigenze di governabilità. Nessuna riforma costituzionale e nessuna modifica dei sistemi elettorali potrà mai però raggiungere gli obbiettivi che si prefigge se la politica non recupera la sua capacità di rappresentanza. È tema che riguarda la capacità di innovazione delle culture politiche del Novecento così come le modalità di espressione delle nuove istanze politiche figlie dei grandi cambiamenti culturali e sociali degli ultimi decenni. È, al tempo stesso, tema che chiama in causa la stessa funzione della società civile di aggregazione di una domanda politica sempre più frammentata e individualizzata. In questo quadro, anche la forma partito dovrà evolvere verso idee nuove di infrastruttura politica. Noi vogliamo portare il nostro contributo a questa fase e lo faremo in maniera coerente con la nostra identità di componente autonoma del campo democratico e popolare, nel solco della cultura e della tradizione di un centro–sinistra unito, plurale, innovativo.
*Presidente di Democrazia Solidale** Presidente di Centro Democratico