Caro direttore,
nel tragitto giornaliero in auto fino alla stazione, questa mattina (ieri, mercoledì 18 dicembre, ndr) ho sentito alla radio del fatto «venuto alla luce» a Lampedusa sul disumano trattamento anti-scabbia subito da alcuni ospiti del centro di identificazione per migranti. Ho sentito il tono indignato e i giudizi tranchant di due giornalisti, ho sentito per l’ennesima volta parlare di scandalo, con i toni accesi e sicuri tipici di chi si sente nel giusto, di chi sa, di chi ha capito, di chi non è come quelli che hanno fatto questo attacco alla "privacy" e alla dignità di quelle persone. Ho subito comperato un grande giornale sperando di avere maggiori dettagli, confronti, ma anche qui in prima pagina: sentenze, toni indignati, filippiche etico-moraleggianti... Ho dato uno sguardo ai titoli, ho letto metà di un paio di articoli e note, mi sono arrabbiato e ho lasciato perdere. Non sono di destra e non lo sarò mai (se di destra significa essere dalla parte dei ricchi, dei forti, di chi sostiene "ognuno per sé", il capitalismo selvaggio, la guerra, ecc.). Non sono di sinistra. Sono un cristiano e mi sforzo di esserlo in modo coerente. E non avevo bisogno di "scoprire" papa Francesco – sia benedetto – per sapere che la Chiesa deve essere per gli ultimi, che siamo tutti fratelli, che occorre condividere i pesi e impegnarsi di persona: lo sento dire da sempre in chiesa, nei documenti e "stranamente" vedo anche tanti che lo fanno, che cercano di farlo ogni giorno, in modo concreto. Quello che non sopporto più è quella spocchia, quella presunta superiorità, quel modo di giudicare e di sentenziare che è tipica di intellettuali, di giornalisti, di gente comune che, perché vota in un certo modo (a sinistra) o si adegua ai giudizi correnti, è automaticamente nel giusto. Perché non si vanno a sentire eventuali ragioni e problemi? Certo che non è giusto, che hanno sbagliato, che debbono scusarsi, ma perché lo hanno fatto? Nessuno lo dice, nessuno se ne interessa. Vorrei vedere uno di quei signori andare a Lampedusa e risolvere il problema della scabbia con tutti i teli, l’acqua calda, la "privacy" e tutto quello che queste persone certamente meritano. Penso che per costoro sia molto facile prendersela con dei lavoratori che hanno gestito più di 41mila persone in un anno. In quali condizioni? Con quali soldi? Con quali attrezzature? Aiutati da chi? Qualcuno che critica, dimostri coi fatti che si può fare di meglio e di più; allora forse mi unirò al coro degli indignati. Gli operatori che hanno "trovato" quella soluzione sbagliano, devono chiedere scusa, si può sempre fare di meglio e di più, ma certe bastonate metaforiche loro riservate non aiutano e non risolvono niente.
Non ho sentito dare molto risalto alle inchieste e ai continui appelli che da anni "Avvenire" mette in pagina sul problema della tratta degli esseri umani, dei mercanti che gestiscono gli spostamenti di migliaia di persone, sulle traversate dei deserti africani. Non voglio essere costretto a scegliere tra prendere a cannonate e ricacciare in mare questi disgraziati, oppure subire tutti questi problemi, questi costi, questa "bomba" sociale ed essere accusato di catto-comunismo o di buonismo! Sono cristiano cattolico, credo che chi ha bisogno, ha fame, sta male, deve essere sempre accolto e aiutato senza domande, ma non voglio più essere solo io a struggermi quando ogni 10 metri a Milano incrocio qualcuno che chiede soldi e mi tormento per capire cosa è giusto fare, da uomo, da cristiano, da persona civile quale voglio e penso di essere. Mi arrabbio perché i problemi non si risolvono così, ma intanto che mi arrabbio e mi struggo vedo che continuiamo a pompare petrolio e dare i soldi a tiranni e dittatori o a regimi fanatici, alla finanza che controlla tutto e tutti... E la Cina che si mangia l’Africa, e le "leggi di mercato", e la borsa, e la libertà.
Fabrizio Borroni, Cantù (Co)
Si faccia tutte le domande di questo mondo, caro amico. Continui a farsele. E stia pur certo che col nostro giornalismo contribuiremo ad accenderne altre (ma questo lo sa bene, perché vedo che ci legge e con grande attenzione...). È inevitabile: noi cronisti siamo gli uomini e le donne delle domande utili, incalzanti e scomode e dovremmo sempre ricordarci di non potere e dovere essere quelli delle risposte facili e sentenziose. È chiaro però che su quanto accaduto nel Centro per migranti di Lampedusa non ci sono purtroppo dubbi. Tutte le stanchezze e le inadeguatezze di operatori umani sono sempre comprensibili, nessun disprezzo e nessuna volgarità è mai accettabile. Proprio mai. Grazie per la sua lucida passione.