«È una via crucis che si ripete per la quarta volta, l’ultima nel 2011». L’arcivescovo Angelo Bagnasco ieri era in mezzo al fango, letteralmente, a confortare e a raccogliere gli sfoghi, anche animati, dei genovesi colpiti dall’alluvione di giovedì notte. Un evento mai tanto 'previsto' (per la tragica ripetitività delle sciagure in pieno centro) e, nello stesso tempo, 'imprevisto' (per le errate previsioni meteo, il tardivo allarme e, soprattutto, le mancate opere di prevenzione). Il cardinale, raggiunto dalla telefonata di solidarietà del Papa alla città, è stato il primo a scendere in strada, mentre i rappresentanti istituzionali si rimpallano accuse e responsabilità. A soli tre anni dalle esondazioni che provocarono sei vittime (e che hanno fatto finire sotto processo l’allora sindaco Marta Vincenzi), si apre un’altra inchiesta per omicidio colposo. La prima imputata però dovrebbe essere la burocrazia cieca, insieme alla politica insipiente, che ha impedito finora di realizzare le opere necessarie a mettere in sicurezza il torrente Bisagno e il suo affluente Fereggiano, non grandi e indomabili fiumi ma piccoli corsi d’acqua che attraversano però zone fittamente costruite e abitate. La storia è presto detta, e tanto paradossale da sembrare apocrifa. C’è il progetto – interrare l’ultimo tratto del Bisagno – ci sono i fondi – 35 milioni di euro – c’è una gara d’appalto aggiudicata, ma i lavori sono fermi. Il motivo? Un rimpallo di ricorsi e sentenze amministrative ( Tar della Liguria, del Lazio e Consiglio di Stato) tra il consorzio escluso dell’appalto e quello che ha vinto la gara.Oggi si piange un’altra vittima – l’incolpevole spettatore della piena Antonio Campanella – e si contano almeno 200 milioni di danni, secondo il governatore Burlando. Attività commerciali in ginocchio, trasporti bloccati, abitazioni danneggiate, con il sottofondo beffardo di un 'io l’avevo detto' che accomuna tutti senza isolare le vere inadempienze. Il nuovo codice degli appalti, elaborato anche su input della Ue, prevede che le gare non si blocchino per ricorsi giudiziari, ma che si possa al massimo riconoscere un indennizzo economico agli esclusi che abbiano subito un danno. Perché entri in vigore, deve essere varata la legge delega, che si prevede possa ricevere luce verde definitiva dal Parlamento nella prossima primavera. Si spera che in futuro eviti altri disastri 'annunciati', mentre oggi Genova aspetta un concreto sostegno per rialzarsi, ripartire e vedere finalmente risolta un’emergenza che non può più essere prolungata.