È essenziale saper riannodare, e farlo con vigore, la vocazione di un’istituzione con quella dei soggetti che la incarnano e la fanno vivere. Questo propone la Presidenza della Conferenza episcopale italiana nel messaggio che ha inviato ieri per l’88a Giornata per l’Università Cattolica, in programma domenica. Perché – afferma – «nessun rinnovamento è possibile sul piano storico e sociale se non è preceduto, sostenuto e motivato dalla conversione del cuore». Se la salvezza che il Vangelo proclama riguarda l’uomo nella sua integrità, allora anche la responsabilità per l’edificazione della città dell’uomo è parte integrante della vocazione cristiana; ma, a sua volta, tale compito non può essere perseguito senza che tutta la propria umanità si coinvolga con la sua più autentica vocazione umana, che ha in Gesù risorto – come ha ricordato il Papa nel suo recente «splendido magistero pasquale» – il suo centro e la sua consistenza. Per cui non ci si può rivolgere all’uomo con matura coscienza cristiana senza la memoria vissuta della novità assoluta entrata nel mondo con quella «esplosione di luce», «esplosione dell’amore» liberante, in cui consiste la risurrezione di Cristo vivente, che «cammina innanzi a noi».Tutto ciò riguarda anche l’Università Cattolica, alla quale quest’anno il messaggio non rivolge osservazioni in ordine alla ricerca e alla didattica, ma in ordine al suo compito globale di educazione e di preparazione all’impegno storico e sociale. È evidente che «non si tratta di cosa facile», perché non sono in gioco solo metodi o saperi, ma l’esistenza di soggetti che vivano in se stessi la sintesi, sempre in divenire, di fede e vita quotidiana, intesa anche come vita quotidiana accademica: qualcosa che chiede una quotidiana "risurrezione"! D’altra parte, se – come dice l’esergo del messaggio, tratto dalla
Gaudium et spes – il futuro dell’umanità è nelle mani di coloro che sono «capaci di trasmettere alla generazioni di domani ragioni di vita e di speranza», solo persone "intere", in cui la fede e la carità abbiamo fatto sintesi con la vita, sono in grado di comunicare speranza. Che questo sia oggi il bisogno principale di una istituzione cattolica di scienza, di educazione e di cultura sembra essere il suggerimento del messaggio. Tanto più che tale «istituzione culturale ed educativa» si trova immersa in un contesto in cui «la crisi della fiducia illuministica nella ragione», «l’ipertrofia della razionalità tecnico-scientifica» e «l’atrofia della razionalità etico-valoriale» fanno sì che metodi e competenze non siano più sufficienti se non sono supportate da un più ampio sguardo culturale e da una vivente relazione educativa. In questo momento è certamente un segno provvidenziale la prossima beatificazione di Giuseppe Toniolo, che fu portatore dell’idea dell’Università Cattolica. In lui risplende la figura di un cristiano, uomo di studio, di cultura e d’azione, che attraverso la sua competenza economica sostenne il confronto con una modernità turbolenta e ostile, e insieme con esigenze sociali fondamentali e drammatiche. Ma il cui pensiero e la cui azione, ammirevolmente vasti, si sostanziarono di una fede non senza impegno etico e ascetico e di una vita ecclesiale generosa senza riserve e non senza contrasti. Dobbiamo avere il coraggio di riconoscere che è questa sintesi, che è anche cammino di santità, a essere ciò di cui abbiamo più bisogno.