Angela Redaelli, Vimercate (Mi)
I lettori attenti e inclusivi come lei, carissima signora Angela, sono un patrimonio di cui andiamo fieri. Si tratta di lettori numerosi, che si fanno sentire - e questa è un’altra peculiarità di «Avvenire» - spesso osando, come oggi fa lei, dettare un proprio «decalogo» di priorità giornalistiche, a conferma che la cultura germinata sui valori cristiani è alta, solida e solidale, etica, attenta al mondo. Una cultura che, prescindendo dal grado di istruzione, fa parte del corredo personale, del codice genetico di questi amici lettori, mettendoli in condizione di vagliare criticamente l’operato nostro e degli altri media. E sappiamo bene che noi di «Avvenire» dobbiamo mostrare una sensibilità in più. L’esistenza e la partecipazione di tante persone come lei sono la migliore garanzia contro il rischio, giustamente paventato, di un affievolirsi della democrazia e dei diritti nel nostro Paese, la cui complessa crisi richiede - da parte di ognuno - responsabilità e attenzione per il bene comune. Vogliamo un giornale sempre più aperto: aperto non solo alla realtà, ai fatti, sintonizzato sui segni di speranza che pur percorrono questo nostro tempo; ma aperto anche a chi ci legge, all’uditorio di riferimento, che ha a sua disposizione molti spazi «interattivi» di interlocuzione, dalle pagine delle lettere alla corrispondenza diretta al direttore, alla grande tribuna dell’edizione online, il cui recente «restyling» ha incontrato, fin da subito, un gradimento corale. Tutto ciò, ripeto, ci inorgoglisce ma soprattutto - come lei ben scrive - ci «impegna», sia sul fronte della qualità del prodotto, sia sul fronte della fedeltà a quel capitolato di valori forti condivisi. Ben vengano occhi e cuori attenti a ricordarci, ogni giorno, quest’impegno.
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