Dall’umiliazione e l’esclusione alla partecipazione: eliminare la povertà in tutte le sue forme. È questo il tema scelto dalle Nazioni Unite per celebrare quest’anno, il 17 ottobre, la
Giornata Mondiale del Rifiuto della Miseria. Si tratta di un tema di grande attualità in una fase storica come la nostra, in cui l’evidente fallimento del consumismo, o se preferite dell’ideologia del benessere materiale come superamento di ogni problematica sociale, povertà compresa, sta gradualmente riportando l’intera società a riflettere sul valore connettivo delle relazioni interpersonali, dell’affettività, della solidarietà e del legame comunitario. Certamente siamo ancora molto lontani dall’obiettivo di una società comunitaria e le attrattive esercitate dal potere e dal possesso materiale non accennano a diminuire, al contrario. Questo tipo di approccio alla povertà, messo in evidenza dalle Nazioni Unite nel tema scelto per la
Giornata Mondiale del Rifiuto della Miseria, ci aiuta però a tracciare un percorso e ad individuare nei poveri i veri protagonisti di tale percorso. In questi giorni, nell’udienza del
12 ottobre, papa Francesco ha descritto in maniera magistrale quello che dovrebbe essere il nostro approccio alle persone più povere. «Gesù – sono le parole di papa Francesco – dice che ogni volta che diamo da mangiare a chi ha fame, da bere a chi ha sete, che vestiamo una persona nuda e accogliamo un forestiero, che visitiamo un ammalato o un carcerato, lo facciamo a Lui. La chiesa ha chiamato questi gesti opere di misericordia corporali perché soccorrono le persone nelle loro necessità materiali». «Ci sono però – continua papa Francesco – anche opere di misericordia dette spirituali che riguardano altre esigenze ugualmente importanti, soprattutto oggi, perché toccano l’intimo delle persone e spesso fanno soffrire di più. «Incontriamo ogni giorno dei poveri e diciamo loro: 'ma Dio ti aiuterà... non ho tempo...'. Invece. 'No – dice Papà Francesco – Mi fermo, lo ascolto. Perdo il tempo e consolo lui, quello è un gesto di misericordia e quello è fatto non solo a lui, è fatto a Gesù!». «Pensiamo a Madre Teresa: non la ricordiamo per le tante case che ha aperto nel mondo, ma perché si chinava su ogni persona che trovava in mezzo alla strada per restituirle la dignità». Padre
Joseph Wresinski , fondatore del Movimento Internazionale di volontariato Atd-Quarto Mondo, è stato l’ispiratore della Giornata Mondiale del Rifiuto della Miseria, celebrata la prima volta a Parigi nel 1987 e poi riconosciuta ufficialmente dall’Onu nel 1992. Nei suoi scritti come in tutte le sue azioni è costante l’attenzione alla dignità dei più poveri e alla loro sofferenza per l’umiliazione ed il disprezzo di cui sono costantemente oggetto. «Essere nulla, come capire questo? Non solo essere nulla nei registri e nelle statistiche, ma anche essere cancellato a ogni istante dallo sguardo, soppresso nello spirito da colui che va via nello stesso tempo in cui si accorge di voi. L’aggressione del disprezzo – continua Padre Joseph – è mortale: il suo stiletto invisibile riesce nell’arte perfetta, così apprezzata dai potenti, di assassinare senza lasciare traccia». Una militante del Movimento Atd in Perù afferma: «La cosa peggiore quando si vive nella grande povertà è il disprezzo, il fatto che vieni trattato come se non vali nulla, che vieni guardato con paura e disgusto e che vieni trattato addirittura come un nemico. Noi ed i nostri figli facciamo questo tipo di esperienza tutti i giorni e questo ci ferisce, ci umilia e ci fa vivere nella paura e nella vergogna». Le persone che vivono nella povertà sono perfettamente coscienti della loro mancanza di voce, di potere e di indipendenza e di essere quindi soggetti allo sfruttamento, alla discriminazione e all’esclusione sociale. La loro povertà li rende vulnerabili alla mancanza di dignità, alla volgarità, al trattamento inumano da parte delle persone impegnate nelle istituzioni e nelle organizzazioni alle quali devono chiedere aiuto. Infine le persone che vivono nella povertà soffrono anche del dolore provocato dalla loro impossibilità di partecipare pienamente alla vita comunitaria e di instaurare validi rapporti umani. La povertà è dunque multidimensionale, ma per comprenderla bene coloro che prendono le decisioni politiche devono soprattutto tener conto degli aspetti non materiali, come la vergogna, l’umiliazione e l’esclusione sociale. È quindi necessario costruire dei nuovi indicatori della povertà per migliorare le nostre strategie di lotta e soprattutto è indispensabile attivare dei canali adeguati di partecipazione che permettano ai poveri di realizzare dei percorsi di inclusione sociale. Solo in questo modo le politiche di lotta contro la povertà, e quindi il rifiuto della miseria che celebriamo nella giornata del 17 ottobre, avranno successo e rispetteranno i bisogni reali e la dignità umana delle persone che vivono nella povertà.