È lungo il passo tra la «larga condivisione» che c’è nell’analisi teorica delle urgenti e gravi questioni politico-istituzionali del momento e la «larga coalizione» che è indispensabile costruire per affrontarle concretamente. Ma soprattutto è difficile e tortuoso il sentiero verso un governo in grado di dare risposta adeguata ed efficace alla «vastità e acutezza del malessere sociale» che ha messo radici nella quotidianità.
Non c’è, allo stato, una 'maggioranza politicoprogrammatica' in grado di sostenere un esecutivo stabile e neanche una 'maggioranza di scopo', generosamente disposta a garantire per un tempo dato e ragionevole un’azione minimamente condivisa e massimamente utile sul piano delle politiche fiscali e del lavoro e, al tempo stesso, una seria riforma della legge elettorale che restituisca ai cittadini il potere di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento e alla politica un giusto 'costo'. Per questo l’incarico conferito ieri sera dal presidente Napolitano a Pier Luigi Bersani – il titolare della maggioranza dei seggi alla Camera e, perciò, il meno sconfitto dei leader politici protagonisti delle elezioni generali del grande scontento – è un incarico pieno, ma condizionato. Il richiamo esplicito da parte del capo dello Stato all’articolo 94 della Costituzione sottolinea che l’unica cosa che il segretario del Pd non potrà fare sarà costituire un governo che nasca irrimediabilmente già battuto, con in una tasca la sfiducia del Senato e nell’altra un biglietto di sola andata per le elezioni politiche anticipate. Il rebus appare senza soluzione. Bersani sogna di convincere Grillo e non vuole saperne di Berlusconi. Berlusconi vuole, invece, una grande intesa con Bersani e punta ad avere voce in capitolo nella scelta del nuovo presidente della Repubblica...
Monti è disposto ad allearsi con chi condivide la sua «agenda europea», ma è decisivo solo in caso di scontro totale Pd-Pdl e di elezione del prossimo inquilino del Quirinale per blocchi contrapposti. Grillo non vuole saperne di alleanze e punta a fare emergere impotenza e incapacità di tutti gli altri partiti. La quadratura appare impossibile, eppure va trovata, comunque si concluda la 'verifica' affidata a Bersani. Al premier incaricato facciamo l’augurio di camminare spedito, ma soprattutto con saggezza, valorizzando la parte costruttiva e coinvolgente del suo programma e alleggerendo lo zaino della zavorra di pregiudizi e di ambigue e false priorità (sui temi socialmente ed eticamente sensibili).Ai leader di tutte le forze oggi rappresentate in Parlamento auguriamo di non ripetere – e di non lasciar ripetere – gli errori che hanno portato a sciupare gli ultimi mesi della scorsa legislatura, quando nelle assemblee di Camera e Senato non fu onorato il dovere – e venne vanificata la concreta possibilità – di procedere a una convincente autoriforma della politica e dei suoi 'luoghi' istituzionali, elettorali e di partito. Si è seminato vento e si è raccolta tempesta, che ha spazzato via anche buona parte dei vecchi e presuntuosi seminatori. E tutti gli indici segnalano che, in questa tempesta che continua a rombare anche nelle vite e nel giudizio dei cittadini, le condizioni dell’Italia e della sua gente si stanno aggravando e possono solo continuare a farlo.Che cosa serve di più per convincersi che è proprio tempo di cambiare semina? È questa, in fondo, la vera, stringente, inevitabile «condizione» perché l’attuale e difficilissimo passaggio porti a una fase davvero nuova nella vita politica e civile del nostro Paese.