A Lisbona in agosto una Gmg con messaggi per tutti
mercoledì 7 giugno 2023

«Mare incognitum »: la scritta bianca sulle piastrelle colorate, i tipici azulejos, che rivestono le pareti della stazione Parque sulla linea blu della metropolitana di Lisbona, rimane un po’ defilata, spersa in mezzo alla maestosa rappresentazione artistica dell’esperienza del viaggio, tratteggiata attraverso lettere e mappe, frasi e decorazioni esotiche sui montanti della volta. Tra poche settimane vi sfileranno davanti vere e proprie torme di ragazzi e giovani da tutto il mondo, che arriveranno al sovrastante Parco Edoardo VII per alcuni degli appuntamenti centrali della Giornata mondiale della gioventù, in programma dall’1 al 6 agosto.

La noteranno, quella piccola scritta? Certo è più facile rimanere affascinati dalle grandi mappe realizzate nel 1994 e inneggianti alle scoperte, allo spirito umano che spinge oltre i confini. Così come non si può non rimanere meravigliati da quello slancio che si respira a pieni polmoni a Belém, nella parte sud-occidentale della città, a poca distanza dal punto in cui il grande fiume Tago si getta nell’oceano. Lì, sotto all’imponente monumento alle scoperte costruito nel 1960, l’osservatore si sente quasi schiacciato dall’immensità delle avventure umane partite da quelle rive.

E non ci si può non chiedere: «Ma come hanno fatto?». Come hanno fatto a lanciarsi verso quel « mare incognitum », che agli occhi dell’umanità di 500 anni fa doveva apparire ai più come troppo grande da affrontare? Abituati come siamo, a saperci collocare in ogni momento sulla mappa del pianeta in qualsiasi punto ci troviamo, ci pare incredibile che gli strumenti dell’epoca abbiano reso possibili quei viaggi verso l’ignoto. Viaggi animati dalla «fretta di andare », dall’impellente bisogno di allargare i confini, dall’urgente voglia di scoprire e di incontrare. « Mare incognitum »: chi meglio dei ragazzi e dei giovani potrebbe capire la curiosità che spinge oltre i limiti imposti più da credenze che da solide prove? La necessità di toccare con mano, intuendo che in realtà oltre ciò che vediamo attorno a noi c’è qualcosa di più. Come l’oceano che si stende oltre le colline sulla sponda opposta del Tago, davanti a Bélem: non lo vedi ma sai che c’è, perché ne senti l’aria.

Nel 2019, quando alla Gmg di Panama si annunciò che il raduno internazionale seguente sarebbe stato a Lisbona, c’era l’intuizione che grazie al Portogallo e al suo spirito, alla sua storia, questa edizione, più di altre, avrebbe rappresentato un momento forte d’incontro e tessitura tra continenti. Mai però si sarebbe immaginata la grande partita che si sarebbe giocata alla Gmg lusitana. Lo ha ben espresso il vescovo Américo Aguiar, ausiliare di Lisbona e responsabile dell’organizzazione della Gmg, nell’intervista pubblicata domenica scorsa da Avvenire: se da sempre l’incontro è una dimensione importante per le Gmg, questa volta è l’esperienza fondante. Dopo il Covid c’è voglia di tornare a stare insieme: lo dicono i numeri delle adesioni che già ora hanno superato le aspettative, anche se molti dei ragazzi non sanno cos’è una Gmg perché sette anni fa, ai tempi di Cracovia, l’ultima Gmg in Europa, erano ancora bimbi, e quindi ora hanno scelto di fidarsi di chi ha raccontato loro della bellezza di questa esperienza.

Con una guerra sanguinosa che segna l’Europa da più di un anno, poi, c’è la necessità di lanciare un messaggio di pace: lo dimostra la presenza confermata di gruppi provenienti da molti Paesi feriti da conflitti e situazioni di grave crisi. I giovani, come ha ben sottolineato Aguiar, non considerano la guerra come un’opzione e sanno che anche sul fronte della crisi climatica o si cambia assieme o si soccombe assieme. E poi, per la prima volta, i partecipanti alla Gmg, che, per i limiti di età richiesti per l’iscrizione dovranno essere tutti nati dopo il 1993, anno in cui si diffusero i sistemi operativi a finestre, saranno nativi digitali al cento per cento. In fondo, come 500 anni fa, anche quello digitale è tutto un continente da scoprire e – perché no – in cui portare la testimonianza del Vangelo. « Mare incognitum »: in fondo quella scritta bianca nella metro di Lisbona è anche un invito agli adulti, agli educatori, alla Chiesa intera a non temere di avventurarsi al fianco delle nuove generazioni, ricordando loro sempre il porto da cui si è partiti, il bacino sicuro che ben si conosce, ma lasciandosi anche guidare dal loro intuito, dalla loro «fretta di andare», la stessa fretta che ebbe Maria nell’andare verso Elisabetta e che papa Francesco ha voluto mettere al cuore del tema scelto per questa Gmg.

Cosa vuol dire, quindi, tutto ciò per la Chiesa? Significa che Lisbona sarà un grande banco di prova su molti fronti: in Portogallo si saggerà la capacità della comunità cristiana di offrirsi ancora come uno spazio di libertà nel quale i giovani possano esprimersi, abbiano la possibilità di far sentire la propria voce, si sentano protagonisti. Sul tavolo di Lisbona 2023, insomma, è stesa una grande carta nautica nella quale sono ben tracciate le sponde da cui si parte, c’è anche una zona in cui c’è scritto « mare incognitum »: le rotte che vi verranno segnate serviranno a un’intera generazione per ritrovare la strada di casa.

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