Caro direttore,
la notizia è di qualche giorno fa. I barconi dei migranti diventeranno violini e suoneranno in tutto il mondo. In pratica, dieci barconi arrivati a Lampedusa sono stati trasportati nel carcere di Opera, alle porte di Milano. Saranno a disposizione – come “Avvenire” ha raccontato – del laboratorio di liuteria e falegnameria del penitenziario e si trasformeranno in violini, viole e violoncelli, poi prestati a orchestre italiane e straniere e ad artisti di fama che li utilizzeranno in tutto il mondo. Il presidente della “Fondazione Casa dello spirito e delle arti”, Arnoldo Mosca Mondadori, spera che questi strumenti potranno trasmettere una cultura della conoscenza, dell’accoglienza, dell’integrazione e dell’empatia col dramma che vivono tutti i giorni, in tanti Paesi del mondo e ora anche in un pezzo d’Europa, i migranti, costretti a fuggire da guerre, persecuzioni, povertà, carestie. È ora di tendere una mano a tutti questi “figli di nessuno”, perché ritrovino la loro giusta identità e il sentiero sicuro e sereno per una vita dignitosa. Mai più la politica dello scaricabarile! Non lasciamoci irretire dallo spirito nichilista; lasciamoci, invece, trasportare morbidamente dal pensiero manzoniano: «Chi molto ama non ha tempo di odiare». Facciamo prevalere sempre, a ogni latitudine e longitudine, i sentimenti di amore e di solidarietà nei confronti di questi nostri fratelli sfortunati.
Franco Petraglia Cervinara(Av)
Grazie, caro amico, per la sua riflessione sull’ultima, bellissima iniziativa della “Casa dello Spirito e delle Arti”. È un piccolo miracolo di grande artigiano, e di vera e buona fede, questo trasformare l’umile e tragico legno migrante dei barconi approdati a Lampedusa in strumento d’arte e di bellezza. E questo gesto, che è diventato notizia, mi ha fatto tornare in mente un’immagine fulminante di “Santa Lucia”, una delle canzoni di Francesco De Gregori che più amo: «Il violino dei poveri è una barca sfondata ». Quel verso ora lo si potrà toccare e lo si potrà sentir vibrare in molti modi diversi e in melodie totalmente altre, ma con dentro, più che mai, tutta l’umana verità che contiene e riesce farci vedere. Tanto più in questo tempo di guerra e di nuovi profughi, sorelle e fratelli di ogni altro profugo e nostri.