Caro Avvenire,
ho letto l’articolo di Umberto Folena su i Novelli Erodi, e vorrei riportare un fatto che ho vissuto alla recita di Natale dei miei nipotini, prima e terza elementare, e anche delle altre classi, in occasione delle vacanze natalizie. Ogni classe ha fatto un canto, i bambini sono stati molto bravi, canzoncine che parlavano di amore, di pace e altri buoni sentimenti, ma non è stata mai pronunciata la parola Gesù Bambino, cioè il vero senso del Natale che si stava festeggiando. Questo viene giustificato per un presunto rispetto verso i bambini di altre fedi ma, parlando con i genitori di questi bambini, mi hanno risposto che non si sarebbero sentiti offesi se fosse stato cantato il vero significato del Natale, cioè la nascita di Gesù Bambino. Io mi sono sentita molto amareggiata nel constatare quanta ipocrisia ci sia stata da parte degli insegnanti che hanno preparato la festa. Una madre di sei figli e dieci nipoti.
Gemma Giannini
Gentile signora Gemma,
in realtà non mi stupisco più di queste sempre più frequenti censure del nome di Gesù dal Natale. Mi ci ero abituata già da anni, quando per lavoro giravo per l’Europa, e in anticipo rispetto a noi trovavo quel nome rimosso, sotto Natale. Ricordo una vigilia di Natale ad Amsterdam, nella città, bellissima, innevata e risplendente di mille luci, uno spettacolo fantastico. Ma in quella festa di luci, al suono quasi ossessivo di Jingle Bells che usciva dai grandi magazzini, era difficile capire che cosa esattamente si festeggiasse, tanto era assente il nome che, come lei dice, è il cuore vero del Natale. Vidi dappertutto renne e Babbi Natale fantoccio inerpicati sulle pareti delle case, ma non mi riusciva di scovare un solo presepe. Fino a che non mi spinsi alla casa delle sorelle di Madre Teresa, in un quartiere povero e periferico. Lì, la casa non aveva luminarie, e non suonava Jingle Bells . Ma nella cappella c’era un presepe, e una mangiatoia con Gesù Bambino. Alcune suore lo adoravano in silenzio, in ginocchio. Mi commossi: avevo finalmente trovato il vero Natale di Amsterdam, nella casa in cui ogni giorno si dava da mangiare a decine di senzatetto. Mi dissi allora: quanto questo nome di Gesù deve essere scandaloso, per venire così tenacemente censurato. Forse non ce ne accorgiamo nemmeno più noi cristiani, di quanto scandalo porti in sé quel bambino nato in una grotta. Nato da una vergine, figlio di Dio, e già questa sembra una pretesa audace. Nato nella carne per salvarci dal nostro male originario, e forse questo oggi è incomprensibile: in molti non siamo più consapevoli, del nostro male. Morto, poi, in Croce, sepolto e risorto, per assicurare a noi tutti di risorgere dopo la morte: questo poi a molti suona addirittura come una promessa folle. Non mi stupisco più se il nome di Gesù viene rimosso. Troppo grande e splendido è l’annuncio legato a quel nome, perché un mondo dimentico e cinico possa tollerarlo. Ricordiamola noi, la forza di rivoluzione di quel nome, e trasmettiamola ai nostri figli, ben oltre la dolce fiaba cui è spesso ridotto il presepe.