Il mio oratorio si chiama "San Bernardino" ed è a Torino, città pilota nell’affrontare temi di unità e solidarietà riguardanti il nostro Paese. Il mio oratorio è nel cuore della città di Torino, in un quartiere che si chiama Borgo San Paolo che è stato borgo operaio, fatto di gente che ha lavorato e lavora tanto, abitato da quel tipo di persone che alle parole preferiscono la sostanza dei fatti. Nel cuore del borgo c’è una chiesa francescana, San Bernardino da Siena, che è il posto dove sono stato battezzato io e anche mio figlio che si chiama (guarda un po’) Francesco. Intorno alla chiesa, c’è il mio oratorio. Un campo di calcio, uno di basket e pallavolo, una sala giochi e delle sale riunioni dove ho passato quasi 15 anni di vita, dove ho conosciuto mia moglie e anche la Caritas con la quale ho effettuato il mio servizio civile, da obiettore di coscienza. Il mio oratorio è il posto che ha occupato i miei pomeriggi, i miei weekend di ragazzo, dove si pensavano e organizzavano i campi estivi e invernali, in Val Maira (provincia di Cuneo), in una casa alpina che si chiama (guarda un po’) San Francesco in una frazione che si chiama Pratorotondo. Certi luoghi hanno nomi meravigliosi. Il mio oratorio è una collezione di nomi, di volte, di storie, di momenti felici, di gioie, di dolori, di tragedie, di difficoltà da affrontare e superare esclusivamente applicando un’unica, irrinunciabile, semplice regola: sempre insieme! Il mio oratorio è anche ricordo di visi e di storie che non ci sono più, almeno su questa terra, ma che sono scritte a fuoco dentro a migliaia di ragazzi che di li sono passati. Il mio oratorio è il primo posto dove ho fatto sport e dove ho incominciato ad allenare, in una microscopica società sportiva a cui avevamo dato un lunghissimo nome: Coordinamento Giovanile San Paolo. In quei pomeriggi, nelle lunghe ore passate insieme, si discuteva di fede, solidarietà, integrazione, ragazze, politica, sport. Si parlava di futuro, di quello che saremmo voluti diventare e di come saremmo diventati davvero. Già allora, una sorta di spread. In certi pomeriggi particolarmente felici non si parlava soltanto ma si sognavano sogni non individuali ma collettivi. Talvolta ci si spingeva a sognare che qualcuno di noi, partendo da una microscopica società sportiva dal nome lunghissimo, un giorno sarebbe andato ai Giochi Olimpici... e poi tutti giù a ridere. Il mio oratorio, i nostri oratori, sono un posto che aiuta a sognare, specialmente quei sogni talmente grandi che da solo non riusciresti a sognare. Sono un luogo dove si va incontro alla vita, con un’unica semplice e irrinunciabile regola: sempre insieme! Un posto che ti insegna a camminare e partire, senza magari sapere dove andrai a finire. A me è capitato di finire su un podio e di conquistare una medaglia ai Giochi Olimpici di Londra. La riga finale della favola la scriveranno i miei amici che nel mio oratorio, il 16 settembre, organizzeranno una festa comunitaria per festeggiare me e questa medaglia. Ci si ritroverà, cambiati dalla vita e dal tempo. Diversi da allora, certo. Qualcuno non ci sarà perché è andato avanti, qualcuno avrà realizzato i suoi sogni, qualcuno li avrà cambiati. Ci si ritroverà nel nostro posto di ragazzi, tenendo per mano i nostri figli. Di nuovo lì, nel cuore di Torino, Borgo San Paolo. Saranno cambiate tante cose, ma una no: la nostra regola. Di fronte alle cose importanti, belle o brutte, facili o difficili che siano, c’è un modo solo di porsi: sempre insieme!
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