lunedì 22 febbraio 2016
I maltrattamenti in case di riposo e asili: sempre con i fragili
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Chi sono da sempre i più esposti e i più indifesi? Bambini, anziani e disabili. I fragili. Quelli che, senza il patto sociale, la struttura giuridica che governa gli impulsi naturali, sarebbero spazzati via in un batter d’occhio. All’interno della polis hanno ottenuto cittadinanza. Nella radura di bosco semplicemente non esistono. L’essere umano reca dentro di sé abissi inquietanti dove, insieme agli angeli, albergano i mostri. Inutile illudersi che i primi possano averla sempre vinta sui secondi: resta in ognuno di noi uno spazio di libertà che può condurci alla gloria, oppure all’infamia.Oggi, quando attraverso i social network tutto sembra diventare pubblico, bontà e scelleratezza vengono esposte in egual misura al solenne encomio o al pubblico ludibrio. Risulta difficile trattenere lo sdegno guardando i video diffusi in Rete sulle violenze quotidiane che subiscono gli ospiti rinchiusi in certi centri di assistenza del Bel Paese: botte, schiaffi e pugni rivolti a creature inermi, all’inizio o alla fine della vita. Persone, per un motivo o per l’altro, incapaci di replicare. Senza nemmeno la possibilità di raccontare il sopruso, denunciare i responsabili, gridare aiuto. Il disgusto è tale che non sentiamo la necessità di ricordare, ancora una volta, i luoghi precisi in cui sono avvenuti questi episodi e, con ogni probabilità, purtroppo continuano a verificarsi anche adesso che li commentiamo. Basti sapere che riguardano l’intera nazione: sud, nord e centro. Si tratta di cliniche, ricoveri, centri specializzati, ostelli.Sia ben chiaro: gran parte della struttura socio-sanitaria italiana, pur tra le inevitabili criticità, dispensa in modo efficace servizi essenziali a una popolazione come la nostra che, secondo i più recenti dati, è sempre più longeva e quindi bisognosa di assistenza. Tuttavia le scene che abbiamo visto, peraltro soltanto un campione fra le centinaia di segnalazioni da parte dei parenti delle vittime, ci fanno tornare in mente i lager nazisti dove gli aguzzini, dando libero sfogo alla loro malvagità, hanno gettato un’ombra lunga sulle "magnifiche sorti e progressive" già ridicolizzate da Giacomo Leopardi. Ma non sempre la ferocia è così belluina. Esistono anche ruberie e malversazioni meno accertabili di quelle che sono state inesorabilmente documentate.Pensiamo alla condizione in cui versano molti immigrati ospiti dei centri di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati, ai quali, secondo testimonianze di giorno in giorno più numerose, non sempre vengono assegnati i due euro e mezzo giornalieri che la legge prevede per loro. È questa la ragione per cui purtroppo non bisogna illudersi sui rimedi da molti suggeriti allo scopo di superare tali abusi: telecamere, inasprimento delle pene, albo degli educatori, controlli amministrativi. Sono tutte cose giuste, sulla carta. Ma forse la vera soluzione dovremmo cercarla in un mutamento culturale che ci spinga a evitare l’isolamento dei più deboli: siano essi i nostri genitori giunti in prossimità dell’ultima stazione, i portatori di handicap, i bambini piccoli, i nuovi arrivati ancora privi dei diritti politici. Secondo me noi dovremmo puntare tutto sulla relazione umana: favorire gli scambi sociali, non chiudere i malati e gli anziani nei reparti specializzati, non alzare gli steccati dei centri di pronta accoglienza.Perché di una cosa sono convinto: non soltanto i deboli hanno bisogno dei forti, ma anche i sani imparano dai malati, i robusti dai gracili, gli intelligenti dagli stupidi, gli italiani dagli stranieri. Quello che apprendono risulta così prezioso che non può essere nemmeno comunicato. Ma è in fondo ciò che distingue l’uomo dall’animale.
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