Ho ceduto oggi lo spazio domenicale in cui dialogo coi lettori a Pier Giorgio Liverani, mio amico e predecessore alla direzione di "Avvenire". Lui non lo sa, e lo scoprirà solo stamane, aprendo il giornale. Non ho idea di come reagirà. Ma immagino come reagiranno tanti altri amici, i lettori che ha servito e accompagnato in lunghi anni di straordinaria testimonianza professionale, civile e cristiana. Saranno dispiaciuti per l’annuncio (sobrio, come tutta la sua vita, e sodo, come tutto il suo giornalismo) del
punto finale a una rubrica che ha fatto storia sulle nostre pagine e nell’informazione italiana.
Io ero uno di quelli che trentaquattro anni fa incominciò a leggerla. Non ho più smesso: ragionando, sorridendo, borbottando, convenendo e persino (raramente) dissentendo, sempre conquistato dalla brillante lucidità della scrittura, Pier Giorgio Liverani mi è stato, e continua a essermi, maestro anche di questo, anche in questo: non devi essere per forza d’accordo con tutto quel che leggi qui o altrove, e non devi fartelo piacere perché così fan tutti o anche solo i tuoi amici, ma qualunque argomentazione, obiezione e persino rampogna può e deve essere sviluppata con stile, eleganza, logica, aderenza ai fatti. Ciao, Direttore. Grazie per ciò che ci hai dato e per quanto continuerai a darci, ogni volta che vorrai.
Buon Natale a te e a tutta la grande famiglia dei lettori di "Avvenire".