Fino a pochi giorni fa contavamo solo i contagi, ora che abbiamo un vaccino contiamo anche i vaccinati. Per la verità di vaccini operativi nel mondo, a oggi, se ne contano una decina, di cui quattro di produzione cinese e due di produzione russa. In occidente i vaccini che hanno ricevuto l’approvazione delle autorità sanitarie sono tre: quello di Pfizer- BioNTech negli Usa e in Unione Europea, quello di Moderna negli Usa e probabilmente da oggi nella Ue, quello di Astrazeneca in Gran Bretagna. Intanto l’Organizzazione mondiale della sanità ci informa che in varie parti del mondo, fra cui India e Brasile, altre decine di ricerche e sperimentazioni stanno avanzando con buone possibilità di arrivare al traguardo. Quanto all’Unione Europea, che già nell’estate aveva stipulato accordi di fornitura con Astrazeneca e Sanofi-Gsk, nell’autunno ha siglato altri quattro accordi con Johnson& Johnson, Moderna, Cure-Vac e Pfizer-BioNTech. E non appena quest’ultimo ha ricevuto l’approvazione dell’Autorità europea del farmaco, la Commissione Ue ha voluto che la campagna di vaccinazione partisse lo stesso giorno in tutti i Paesi membri: il fatidico 27 dicembre 2020 che è stato passato alla storia come il V-day. La crescente disponibilità di vaccini ci permette di guardare avanti con fiducia, ma dopo il concreto e complicato avvio delle vaccinazioni sono ben pochi quelli che ritengono che la battaglia sia ormai vinta. Ora che abbiamo i vaccini, la sfida è vaccinare a livello mondiale, perché la pandemia è globale. E come si è già approfondito anche su queste pagine si tratta di una sfida al tempo stesso tecnica, logistica e finanziaria. Tecnica perché esistono varie tipologie di vaccino basate su diversi meccanismi di azione: dalla via classica che utilizza il virus inattivato a quelle più moderne che usano frammenti di proteine trattate in modo da provocare una risposta immunitaria. E se bisognerà attendere le future indagini epidemiologiche per capire quale vaccino si sarà dimostrato più efficace, fin d’ora si può dire che la tecnica condiziona la logistica.
I vaccini come quelli di Pfizer e Moderna, basati su tecniche di ingegneria proteica, hanno bisogno di essere conservati a temperature bassissime, addirittura 70 gradi sotto lo zero. Il che crea, come si continua a sottolineare, non pochi problemi sotto il profilo dei trasporti e dello stoccaggio. Problemi che possono essere risolti abbastanza agevolmente in Paesi come quelli europei, ricchi di infrastrutture stradali ed elettriche, con un adeguato parco camion attrezzato per il trasporto a basse temperature, ma che possono rappresentare ostacoli
insormontabili per i Paesi del Sud del mondo poveri di viabilità, trasporti ed energia elettrica. Per questi Paesi, il tipo di vaccino messo a punto da Astrazeneca si presenta senz’altro più vantaggioso, dal momento che può essere conservato a una temperatura da frigo, fra i due e gli otto gradi centigradi. Ma gli aspetti logistici sono solo una parte del problema da superare per una vaccinazione di massa. L’altro è quello finanziario.
Il costo dei vaccini è un’informazione ancora non divulgata, ma si stima che l’Unione Europea abbia preventivato 2,5 miliardi di euro per assicurarsi 1,5 miliardi di dosi, ritenute sufficienti per vaccinare l’intera popolazione dell’Unione. Un costo sostenibile per noi, ma che è proibitivo per Paesi a basso e medio reddito pro capite come sono quelli africani e molte nazioni asiatiche e latino americane. Questi Paesi potrebbero diventare il tallone di Achille che rischiano di farci perdere, come umanità, la guerra contro il virus. Per questo l’Oms, per mezzo di Gavi Alliance (a lungo conosciuto come Alleanza mondiale per vaccini e immunizzazione), suo partner pubblico-privato, ha istituito il Covax, un progetto con due finalità principali: sostenere la ricerca di imprese farmaceutiche disponibili a fornire il vaccino a prezzi ribassati e istituire un fondo per permettere anche ai Paesi più poveri di poter acquistare dosi di vaccino in misura sufficiente a coprire almeno la fascia di popolazione più esposta.
A oggi gli Stati che hanno aderito al Covax sono 190, di cui 92 come richiedenti assistenza. Per loro il Covax ha raccolto 2,4 miliardi di dollari, di cui 500 milioni stanziati dall’Unione Europea, che saranno utilizzati per acquistare due miliardi di dosi da consegnare secondo un criterio di necessità e urgenza. Ma il Covax fa sapere che per raggiungere i propri obiettivi, ha bisogno di raccogliere altri 7 miliardi di dollari per il 2021, di cui uno per ricerca e sviluppo, 4,5 per acquisto di dosi da mettere a disposizione dei Paesi più poveri e 1,5 per spese di trasporto e logistica dei vaccini. Di qui l’appello di papa Francesco lanciato nel suo messaggio di Natale: «Chiedo a tutti, ai responsabili degli Stati, alle imprese, agli organismi internazionali, di promuovere la cooperazione e non la concorrenza, e di cercare una soluzione per tutti: vaccini per tutti, specialmente per i più vulnerabili e bisognosi di tutte le regioni del Pianeta. Al primo posto, i più vulnerabili e bisognosi! ». E ancora «Di fronte a una sfida che non conosce confini, non si possono erigere barriere. Siamo tutti sulla stessa barca».