È il degrado a bruciare i nostri boschi
sabato 3 agosto 2024

La distruzione di almeno 20 ettari della Riserva Naturale di Monte Mario a Roma nella giornata del 21 luglio a causa di un incendio, forse doloso, ha riportato al centro dell’attenzione il dramma degli incendi boschivi in estate in Italia. Anche se va detto che l’evento non avrebbe riscosso la stessa attenzione (come accade per i tanti altri, gli ultimi dei quali quello di Vieste sul Gargano e quelli in Sardegna in provincia di Sassari e Nuoro) se non si fosse trattato di un’area di particolare pregio e collocazione nella capitale, a pochi metri dagli studi Rai di Via Teulada (con interruzione di alcune trasmissioni in corso) ed evacuazione dell’Osservatorio Astronomico e di 6 palazzine della zona.

Il problema non è nuovo ma facciamo fatica a prenderlo sul serio. Nel Rapporto Crea 2023 si segnalava la gravità della situazione in Italia, che registrava nel 2021 49 incendi su 100 ettari in Italia, il numero più alto d’Europa. E come la distruzione dei boschi fosse collegata sia al surriscaldamento del pianeta che alla perdita di biodiversità. Per il 2022 il Rapporto European State of the Climate del Copernicus Climate Change Service ipotizzava, ad esempio, la perdita di 20 mila vite umane nella sola estate a causa di questi fenomeni. E uno studio a cura dell’Istituto di Barcellona per la salute globale (ISGlobal) in collaborazione con l’Istituto nazionale di salute francese (Inserm) stimava sempre per il 2022 e per l’Italia 295 decessi dovuti al caldo per milione di abitanti, ben al di sopra della media europea. E per la biodiversità, un Rapporto del Consiglio Superiore di Sanità dell’ottobre 2022 registrava il collegamento tra distruzione degli habitat naturali e malattie infettive trasmesse dagli animali (più del 60% di tutte le patologie infettive).

Tornando al 2024, secondo Ispra nei primi 7 mesi dell’anno si sono verificati 615 incendi e sono andati a fuoco 40 chilometri quadrati di aree boschive pari al 18% del totale, in gran parte macchia mediterranea e boschi di lecci e querce in 12 regioni del Paese. E impressiona la coincidenza per cui l’incendio di Roma è avvenuto a un giorno di distanza dal cosiddetto Overshootday 2024, cioè la giornata in cui il mondo esaurisce le risorse naturali generate nell’anno e inizia a consumare quelle future, a debito rispetto alle generazioni future. La data del 1 agosto risulta dalla media mondiale tra paesi che consumano assai meno di noi, e paesi grandi consumatori, come l’Italia, il cui Overshootday di quest’anno si è verificato il 19 maggio, una data sempre più ravvicinata da quando da 50 anni si effettua la misurazione dell’impronta ecologica in termini di rapporto tra entrate ed uscite. Un rapporto che peggiorerà sempre più se, oltre a lavorare sui consumi e sulle fonti energetiche, non saremo capaci di fermare la distruzione delle risorse naturali del pianeta, di cui i boschi costituiscono una parte essenziale. Per quanto riguarda l’incendio di Monte Mario, è confortante constatare che Vigili del Fuoco, Protezione Civile, Forze dell’Ordine e volontari siano riusciti a domare le fiamme, lavorando per più di 24 ore ininterrottamente.

Ma è davvero sconfortante verificare ancora una volta che di misure preventive, come quella della creazione di una Task-force tra Ente Parco, Arpa e Romanatura, e di sistemi di allarme e di pronto intervento, si parli sempre solo a valle delle tragedie annunciate. Gli abitanti della zona, le associazioni di quartiere, i gruppi di volontariato impegnati nella salvaguardia del territorio, come anche gli stessi Ente Parco e il Ministero della Giustizia (per la vicinanza al Tribunale), hanno denunciato innumerevoli volte e da molto tempo lo stato di abbandono del parco di Monte Mario (come dei tanti altri della città) e chiesto che venissero effettuati interventi preventivi di pulizia, disboscamento, controllo della funzionalità dei bocchettoni antincendio e verifica delle condizioni igieniche e di rischio degli accampamenti abusivi sottostanti la cosiddetta via Panoramica. La magistratura verificherà ora l’ipotesi di dolo, venuta a galla per il sospetto di più inneschi in diversi punti del parco. Ma resta da affrontare con impegno e rapidità l’urgenza della messa in campo di azioni istituzionali che prevedano finanziamenti adeguati e forme avanzate di coinvolgimento della società civile e dell’associazionismo nella co-progettazione della prevenzione e della salvaguardia del territorio.

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