La ricorrenza dei nuovi accordi del 1984-85 tra Stato e Chiesa cattolica si presenta ogni anno con segni di continuità, e come fonte d’innovazione. Dalla firma del Concordato nel 1984 a oggi sono stati numerosi i frutti che esso ha prodotto a livello bilaterale, nei rapporti con altre Confessioni, nella legislazione unilaterale dello Stato. Le Intese concordatarie più rilevanti hanno riguardato l’insegnamento religioso nella scuola pubblica, con una normativa che ha assicurato studenti, famiglie, e organi scolastici, e poi l’importante materia dei beni culturali, decisiva per un Paese come l’Italia. Inoltre, l’Accordo del 1984 sugli enti ecclesiastici e i rapporti finanziari con la Chiesa, ha introdotto il sistema dell’8 per mille che si fonda sulla libera (e democratica) scelta annuale dei contribuenti, esteso poi alle Confessioni che l’abbiano richiesto: lo stesso principio di eguaglianza dell’articolo 8 della Costituzione – «tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge» – è a base della stipulazione di più di 10 Intese con altri culti, quasi tutte già approvate dal Parlamento. È il quadro di una laicità dello Stato che in Italia mantiene caratteri d’intelligenza e moderazione, assicura un equilibrio anche su temi, come i simboli religiosi, che pure dividono aspramente altri ordinamenti.
È del 2011 la sentenza della "Grande Chambre" della Corte di Strasburgo che riconobbe la legittimità della presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche con motivazioni che premiano le scelte italiane del 1984-85: essa è coerente con il principio di laicità, è legata alla tradizione italiana e si colloca all’interno di strutture scolastiche nelle quali la presenza religiosa è pluralista, rispettosa delle opinioni di tutti. Il Crocifisso, in questo modo, è simbolo che unisce e non divide, esprimendo valori fortemente diffusi nella società italiana. L’impegno per la presenza della religione negli spazi pubblici ha visto uniti con l’Italia, dinanzi alla Corte di Strasburgo, altri Paesi di tradizione ortodossa, o protestante, che hanno avvertito i rischi di un laicismo strisciante che voleva svilire il simbolo universale della Croce, presente in tanti aspetti della vita istituzionale, o nelle bandiere nazionali dei Paesi del Nord Europa, negandogli il significato di fondamento e radice della storia europea.
Si tratta di un elemento che va oltre la questione della simbologia religiosa, e che è stata richiamata nella Dichiarazione congiunta sottoscritta a Cuba da papa Francesco e dal patriarca russo Kirill, nella quale si esprime preoccupazione «per la situazione in tanti Paesi in cui i cristiani si scontrano sempre più frequentemente con una restrizione della libertà religiosa, del diritto di testimoniare le proprie convinzioni e la possibilità di vivere conformemente ad esse». In particolare, prosegue il documento, «constatiamo che la trasformazione di alcuni Paesi in società secolarizzate, estranee ad ogni riferimento a Dio e alla sua verità, costituisce una grave minaccia per la libertà religiosa. È per noi fonte di inquietudine l’attuale limitazione dei diritti dei cristiani, se non addirittura la loro discriminazione, quando alcune forze politiche, guidate dall’ideologia di un secolarismo tante volte aggressivo, cercano di spingerli ai margini della vita pubblica». I Concordati stipulati in Europa con oltre 15 Paesi, numerosi accordi con altre confessioni in diversi Stati, la nuova legislazione ecclesiastica nella galassia di Paesi ex-comunisti nell’Europa dell’est, costituiscono strumenti di equilibrio che salvaguardano l’essenziale di quelle radici cristiane d’Europa che sono a fondamento della nostra cultura umanistica.
Non va dimenticato un altro importante profilo, che ha acquistato importanza strategica in Italia e in Europa, quello dell’immigrazione, dei problemi che ne derivano, e della esigenza di provvedere a una accoglienza convinta e regolamentata, nella quale si intrecciano i valori solidaristici della nostra tradizione e quelli iscritti nelle Carte internazionali dei diritti umani. La tradizione di tolleranza e piena libertà religiosa, propria della Costituzione del 1947-48, confermata dagli Accordi del 1984, con la Chiesa cattolica e altre Confessioni, ha svolto negli ultimi anni un ruolo decisivo su un tema che non era affatto scontato, e neanche del tutto prevedibile, favorendo il clima di accettazione dell’immigrazione, anche in contrasto con confuse e brutte tendenze xenofobe coltivate da forze politiche per mero opportunismo. Da questo clima sono derivate tante iniziative per gli immigrati realizzate dalla Chiesa cattolica, dal volontariato religioso e laico, che hanno attinto anzitutto a quella cultura della solidarietà che trova alimento nella fede popolare. Questa strategia ha potuto valersi anche del flusso dell’8 per mille, prima richiamato, utilizzato per garantire una prima, importante, assistenza diretta agli immigrati in quasi tutto il territorio nazionale, affiancandosi a iniziative pubbliche e di altri soggetti che sarebbero state, da sole, insufficienti a raggiungere l’obiettivo strategico. Anche per queste ragioni, il Concordato e le leggi che regolano in Italia e in Europa i rapporti tra Stato e Chiese, vanno viste nella loro funzione propria, di disciplina delle relazioni ecclesiastiche, ma soprattutto nella funzione sociale ed etica che svolgono, quando sono chiamate a operare nei momenti difficili nella vita sociale, a favore della popolazione italiana o di altra cultura e provenienza.