Accanto a istituzioni e società per uno sviluppo vero e buono
sabato 17 dicembre 2022

Caro direttore,
cosa ricorderemo, tra qualche anno, del 2022? Probabilmente, l’avvio dell’orribile guerra in Ucraina, il balzo dei prezzi dell’energia, drammatico soprattutto per le famiglie più povere, le tensioni tra le grandi potenze internazionali, la siccità estiva e i frequenti disastri ambientali, le elezioni politiche. Ma a me piace pensare che nel futuro ricorderemo quest’anno anche perché, per la prima volta nella storia repubblicana, la Costituzione è stata modificata nella parte dei princìpi fondamentali, con l’inserimento all’art. 9 dell’esplicito impegno della Repubblica (quindi non solo dello Stato, ma di tutti noi) a tutelare, accanto al paesaggio e al patrimonio storico e artistico, l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi «anche nell’interesse delle future generazioni».

Questo risultato storico è stato conseguito anche grazie all’impegno dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) che fin dalla sua fondazione, nel 2016 (all’indomani dell’approvazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile da parte dell’Onu), aveva indicato tale modifica come uno degli obiettivi della sua azione. Infatti, la giustizia tra generazioni, insieme a quella che riguarda la generazione attuale sancita dall’art. 3, è il fondamento dello sviluppo sostenibile, cioè di quello sviluppo che consente alla generazione attuale di soddisfare i propri bisogni senza pregiudicare il fatto che le generazioni successive possano fare altrettanto.

Se in questi anni l’ASviS, che riunisce oltre 300 organizzazioni imprenditoriali, sindacali e della società civile, ha fatto crescere in tante forme la cultura della sostenibilità nel nostro Paese (nelle scuole e nelle università, nelle imprese, nella società, nelle istituzioni, nella politica), rappresentando un riferimento nazionale e internazionale su queste tematiche (al punto tale che l’Onu, l’Ocse e le istituzioni europee la considerano una best practice mondiale), proprio la modifica della Costituzione, nonché la forte spinta dell’Unione Europea verso la sostenibilità a tutto campo, la stessa crisi energetica, la crisi climatica e le crescenti disuguaglianze indotte da un modello di sviluppo incapace di ridurle pongono nuove sfide al nostro Paese per accelerare l’indispensabile trasformazione del sistema socio-economico nel segno dello sviluppo sostenibile.

Come i giuristi stanno discutendo animatamente la portata pratica della modifica costituzionale, così l’ASviS, dove sono rientrato come Direttore scientifico, sta definendo il proprio programma di lavoro che non può non tenere conto delle implicazioni che da essa discendono, anche considerato il nuovo quadro politico. Si pensi alla verifica di costituzionalità che il Parlamento deve compiere sulle nuove proposte normative prima di votarle o di emanarle.

O alla verifica del rispetto dei nuovi criteri di sostenibilità ambientale e sociale (come quello di non danneggiare significativamente l’ambiente) con cui la Ue valuta preventivamente i progetti infrastrutturali da finanziare, che impongono al nuovo governo di portare a termine il processo iniziato dal governo Draghi per definire i nuovi parametri, coerenti con la normativa europea, su cui il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess) è chiamato a valutare le proposte d’investimento. Su questi temi, e su molti altri aspetti, l’ASviS, anche grazie a un modello organizzativo rinnovato e definito nel nuovo Statuto, rafforzerà il proprio impegno di sensibilizzazione, di elaborazione di proposte e di verifica attenta dell’azione delle istituzioni. Analogamente, aumenterà l’impegno sull’educazione e la formazione di quelle competenze per la sostenibilità di cui imprese, amministrazioni pubbliche, istituzioni e l’intera società hanno bisogno per trasformare il proprio modo di produrre, operare, regolare, acquistare, fare scelte “anche nell’interesse delle future generazioni”.

Sono sicuro che qualcuno, ironicamente, citerà il generale De Gaulle ricordando la sua frase «vasto programma». Sì, rivendico con convinzione che si tratta di un programma vasto, ma indispensabile non solo per tutelare le future generazioni, ma anche per migliorare subito la condizione degli ecosistemi di cui siamo parte e di chi oggi soffre per l’insostenibilità e l’ingiustizia del nostro modello di sviluppo, a partire dai più poveri e dai penalizzati da quella “cultura dello scarto” che papa Francesco ci ricorda continua a guidare i comportamenti di troppe persone, non solo nel nostro Paese.

Direttore scientifico di ASviS Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile

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