A noi spetta seminare il bene. Anche pregando per gli sconosciuti
martedì 25 luglio 2017

Caro Avvenire,

sto leggendo in questi giorni un libro che racconta le vicende belliche svoltesi non lontano da qui, sul Monte Ortigara, il grande altopiano che si affaccia sulla Valsugana, durante la Prima guerra mondiale. Che macelli ci sono stati lassù! E gli uomini – o meglio, gli uomini dei gruppi di potere – continuano quei macelli. Mosul li ricorda tutti! Ma a noi spetta di seminare il bene, e lo possiamo fare in ogni momento. A me capita anche di fare questa esperienza: quando dalla finestra vedo passare una persona, anche sconosciuta, rivolgo al Padre una preghiera per quella persona, per tutte le sue necessità, che solo Dio conosce bene.

Antonio Giacomin, Belluno

Le ultime cinque righe di questa lettera da Belluno mi sono rimaste in mente. Chiusa la lettera – scritta a mano, vergata in bella calligrafia da un insegnante in pensione – ho continuato a pensarci. Il signor Giacomin, antico amico di Avvenire, legge un libro sulle tragedie della Prima guerra mondiale, che sui monti del Nordest è stata come ben si sa un massacro di giovani soldati. Ne resta impressionato – mi pare di vederlo, la sera, chiudere le pagine del volume con un sospiro pesante – e pensa come la Storia ineluttabilmente ritorni e si ripeta, a un diverso grado di longitudine e latitudine, e sempre gli uomini in qualche angolo del mondo si affannino ad ammazzarsi. Il signor Antonio constata la ampiezza e la gravità del male in cui viviamo immersi, e però non se ne lascia sopraffare. Gli hanno tramandato, si sente, fin da bambino un imperativo: «Ma a noi spetta seminare il bene». E allora lui, quando magari è a casa e apparentemente non c’è un immediato 'bene' da fare, si affaccia alla finestra e vede passare per strada uno sconosciuto. Chiunque sia, giovane o vecchio, ricco o povero, quell’uomo mai visto, questo nostro amico prega per lui. Non sa niente di lui, non lo conosce, ma non importa: lo ricorda a Dio, certo che Lui sa bene invece, di che cosa quell’uomo abbia bisogno. E lo sconosciuto cammina e se ne va senza alzare gli occhi alla finestra da cui un altro, di cui ignora tutto, sta pregando per lui. Pregando senza aspettarsi niente in cambio: pregando come si semina un seme da nulla, nemmeno certi che germogli. Un piccolo miracolo di gratuità nelle strade di Belluno, bella città sotto alle Dolomiti che si stagliano nel suo orizzonte: mute e misteriose nel cielo del tramonto, familiari figure di roccia che, ogni giorno che viene, sembrano voler ricordare qualcosa agli uomini stanchi, sul fare della sera.

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