Verrebbe da dire: vita da topi. Ecco infatti a cosa pare siano costretti i cittadini di Kiev in queste settimane. Giorni e notti sotto terra, nelle gallerie della metropolitana (che per fortuna è stata costruita per bene e spesso a grande profondità). Tutti in metro gli ucraini della capitale, non però per andare al lavoro, dagli amici, a teatro, ma per sfuggire alle bombe e ai razzi che sempre più spesso cadono sulle loro teste, sulle abitazioni, sulle scuole, su tutto.
Ma quella che appare dalle fotografie che circolano sui canali Telegram e in rete, è una umanità dolente che non si dà per vinta. Ecco quindi che in alcuni scatti appaiono materassi e sacchi a pelo ben ordinati, coperte piegate con cura, persone intente a leggere, altre a parlare. Non c’è quel disordine disperato che ci si potrebbe aspettare. Nei giorni scorsi il web ha restituito anche immagini e suoni di piccoli concerti, di cori e di giochi di bambini.
E ci si aiuta: sappiamo della creazione di organizzazioni spontanee per portare cibo e acqua, coperte, conforto. Nelle lunghe gallerie sotto Kiev, la gente canta, legge, suona, sorride, gioca, discute, certo pensa ad un futuro del tutto incerto, ma dice a tutto il mondo che vive e non vuole smettere di farlo.