Statue o libri sacri e di preghiere, paramenti liturgici danneggiati, frammenti di pietre dalle chiese devastate, effetti personali di vittime innocenti. Sono alcuni degli oggetti esposti alla mostra Cross in Fire – La persecuzione dei Cristiani in Medio Oriente, allestita a Palazzo Cardinal Cesi in via della Conciliazione, a due passi da San Pietro.
Gli oggetti esposti alla mostra - aperta dall'8 al 12 ottobre - "possono considerarsi delle vere reliquie", spiega Bianka Speidl, curatrice della mostra. L'intento, tuttavia, non è quello di offrire immagini sconvolgenti quanto, piuttosto, "rafforzare la consapevolezza che le radici cristiane della civiltà occidentale sono in Medio Oriente" e che se venissero cancellate, "sarebbe una perdita senza pari per l’umanità intera".
Numeri e percentuali possono aiutare a capire la portata della persecuzione contro i cristiani in Medio Oriente. In Siria, all’inizio del XX secolo un terzo della popolazione era cristiana. Nel 2011, si è registrata una diminuzione del 5-8%. Dall’inizio della guerra, si possono solo stimare i numeri dei cristiani rimasti nel Paese. Grave anche la situazione in Iraq dove da 1,5 milioni - dato del 2003 - i cristiani sono passati a 250 mila unità. Per quanto notevolmente più numerosa e vitale, in Egitto la comunità cristiana - 10 milioni di persone - è gravemente minacciata dagli attacchi terroristici. I jihadisti sostengono che i cristiani medio orientali siano discendenti dei crociati e agenti infiltrati dell’Occidente ‘ateo’ e ‘infedele’. L’obiettivo è estirpare la civiltà cristiana partendo quindi dalle sue radici: il Medio Oriente.
Oggetti appartenuti a vittime di attacchi terroristici
Paramenti sacri
I resti di una statua sacra e di alcuni libri bruciati
Croce e mantello di una statua della Vergine Maria
Lettera dell'alfabeto arabo che indica il termine peggiorativo con cui sono designati i cristiani: "Nazareno"
Particolare dello sportello di un tabernacolo crivellato da proiettili