Le organizzazioni per i diritti umani hanno denunciato l’irregolarità dell’accordo Turchia-Ue, accusandolo di violare il diritto internazionale, e hanno presentato diversi ricorsi alla Corte europea di giustizia. Una delle conseguenze più gravi dell’accordo è stata che 55mila profughi che si trovavano in Grecia sono rimasti bloccati nei campi governativi, senza poter accedere né all’asilo né al ricongiungimento familiare. Nella foto alcuni profughi nel campo di Moria, sull'isola di Lesvos, ricoperto di neve. Foto: Ansa/Stratis Balaskas
Una conseguente crisi umanitaria si è aperta nelle isole greche: 16mila profughi sono rimasti bloccati a Lesbo, Chios e Samos, che si sono trasformate in prigioni a cielo aperto. Foto: Ansa/Stratis Balaskas
Nei campi greci, i profughi vivono in tende, in situazioni igienico-sanitarie precarie, esposti al freddo e alle intemperie. La tensione all’interno dei campi ha provocato spesso scontri e rivolte, che sono pericolose soprattutto per le persone rinchiuse nei centri. Foto: Muhammed Muheisen/Ansa
Dei bambini afghani nel campo greco di Oinofyta a 58 chilometri da Atene, in Grecia, sono intenti a costruire un pupazzo di neve. Foto: Muhammed Muheisen/Ansa
Una famiglia di profughi siriani nel campo di Ritsona a 86 chilometri da Atene. Foto: Muhammed Muheisen/Ansa
Nel settembre del 2015 è entrata in vigore l’Agenda europea sull’immigrazione, approvata nel maggio del 2015, che prevede il ricollocamento dei migranti all’interno dell’Unione europea in base a un sistema di quote. Questo sistema teorizza e impone una divisione netta dei migranti in due categorie: i cosiddetti migranti economici e i profughi. La distinzione tra migranti economici e profughi, stabilisce di fatto che i migranti possano accedere a una forma di protezione in Europa in base alla loro nazionalità. Hanno diritto a essere accolti i siriani, gli eritrei e gli iracheni, quelli cioè a cui è riconosciuta una protezione nella maggior parte dei Paesi europei, mentre tutti gli altri rientrano nella categoria dei migranti economici. In questa categoria finiscono anche coloro che scappano dalla guerra in Libia, o da quella in Afghanistan, oppure i migranti che fuggono da governi dittatoriali come quello gambiano e quello etiope. Foto: Muhammed Muheisen/Ansa