La piccola Kata è scomparsa il 10 giugno. Le ricerche proseguono incessanti, ma finora senza esito. Ricapitoliamo qui di seguito le cose che si sanno finora.
Cosa è successo in quelle prime ore dalla sparizione?
Da quel caldo pomeriggio di sabato 10 giugno di Mia Kataleya Chicllo Alvarez, 5 anni, non si hanno più tracce. Le ultime immagini delle telecamere di sicurezza dell’ex hotel Astor di Firenze la ritraggono mentre entra nel cortile dell’immobile con altri bambini, figli delle famiglie peruviane occupanti. Poi, un ultimo filmato la riprende mentre scende le scale interne della struttura. Sono le 15:13. Da quel momento fino alle 16:45, quando la madre Kathrine Alvarez e lo zio Abel si rendono conto dell’assenza della piccola, si susseguono 90 minuti di buio, in cui Kata sembra sparita nel nulla. Solo un rumore sordo, simile al suono di una caduta, e la partenza di un furgone bianco sono stati registrati dalla telecamera di una ditta confinante con il cortile dell’Astor. Tuttora quelle immagini sono al centro delle indagini. La madre assicura di essere tornata dal lavoro alle 15:45, ma che l’allarme è scattato solo quando gli altri bambini sono tornati senza Kata. Tuttavia, la chiamata di denuncia alle forze dell’ordine è arrivata attorno alle 18:30. Quando, forse, la piccola Kata già non si trovava più nell’ex hotel occupato.
A che punto sono le indagini?
A un mese di distanza, la sensazione – bisognerà ammetterlo – è che le indagini siano a un punto fermo. Prima è stato perquisito l’ex hotel Astor, interrogandone gli occupanti (perlopiù peruviani e rumeni). Poi gli inquilini sono stati sgomberati e i locali dell’albergo - scantinati compresi - e di una ditta adiacente sono stati esaminati al luminol. È stato prelevato il Dna di Kata per confrontarlo con eventuali tracce trovate in loco. Ma ancora, nulla di fatto. Eppure, dietro a questa cortina di silenzio, sembra celarsi il gran riserbo della procura. «Faccio un appello di responsabilità a tutti – aveva detto il pm Luca Tescaroli pochi giorni fa -, invitando coloro che sanno a riferire esclusivamente a questo ufficio nell’interesse prioritario della piccola bimba scomparsa». Le parole, che lasciano presagire un possibile punto di svolta nelle indagini, sono state riprese dallo stesso avvocato della famiglia Filippo Zanasi durante il presidio del 10 luglio: «La nostra opinione è che ci sia qualcuno che possa dare una svolta importante alle indagini. Bisogna fare appello a costoro».
Chi potrebbe averla rapita? E perché?
Quella del rapimento è la pista più accreditata al momento. E, senz’altro, quella al vaglio della magistratura che indaga dal primo giorno per sequestro di persona a scopo di estorsione. Ma chi potrebbe aver rapito la piccola Kata (e con quali interessi lo abbia fatto) resta il nodo da sciogliere. Gli interrogatori dei genitori, Miguel Angel e Kathrina, avevano subito suggerito agli inquirenti che la piccola potesse essere rimasta vittima del racket degli affitti nell’ex hotel occupato e della guerra fra bande rivali. Immediatamente, però, una serie di testimonianze contraddittorie ha complicato il quadro. Come quella del giovane che ha parlato di tre peruviani arrivati all’ex Astor quel 10 giugno, alla ricerca dello zio di Kataleya. Suffragata, ma non confermata da altri elementi, anche da una signora fiorentina che descriveva l’arrivo di un uomo con 11 palloncini bianchi, sempre in cerca dello zio, nel pomeriggio del 10 giugno. Che qualcuno potesse avere dei conti da saldare con la famiglia di Kata è possibile, ma il padre ha sempre minimizzato: «Non ho mai avuto nemici che mi potessero fare questo tipo di cose».
Dove si trova Kata in questo momento?
Questa la domanda a cui la procura sta tentando di rispondere ogni giorno. Senz’altro, Kata deve aver abbandonato l’hotel a poco tempo dalla sparizione. Ma di dove sia stata portata in seguito, non si sa ancora molto. Archiviate le prime erronee testimonianze di avvistamento in Emilia-Romagna, si segue adesso la pista che porta all’estero. Sostenuta a più riprese dalla madre di Kata. «Aiutatemi! So che avete contatti con l’estero, anche fuori Europa, aiutatemi a condividere la foto di mia figlia ovunque», ha gridato a margine del presidio del 10 luglio. Alcune dichiarazioni, collegate alla presenza di comunità rumene nell’ex hotel Astor, avevano parlato di molti «furgoni diretti in Romania» che partivano proprio dall’albergo. Ma nessun elemento ha confermato la percorribilità di questa pista.
Che ruolo hanno svolto i genitori?
Inutile dire che Miguel Angel e Kathrina sono in prima fila nella ricerca di Kata. Ma a pochi giorni dalla scomparsa della piccola, la famiglia sembrava in crisi. Il padre, all’epoca dei fatti detenuto nel carcere fiorentino di Sollicciano, aveva prima bevuto del detersivo liquido e poi tentato nuovamente il suicidio nelle sale del pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio. Anche la madre era giunta allo stesso gesto disperato, ingerendo detersivo. Ora quei momenti di disperazione sembrano lontani e ogni giorno, sostenuti dalla comunità peruviana, i genitori lanciano appelli alle istituzioni dalle quali si sentono «abbandonati». «Vogliamo rinnovare l’appello che abbiamo fatto alla presidente Meloni, vorrei sentire la sua vicinanza a nostra figlia perché finora non ci ha fatto sentire niente – ha detto al presidio del 10 luglio -. Non sto chiedendo nulla, solo aiuto. Ho la speranza che Kata ancora sia viva».
Chi potrebbe dare una svolta alle indagini?
Da un mese si attende la testimonianza decisiva o, meglio, quella confessione in grado di riportare Kata fra le braccia dei genitori. Negli ultimi giorni, a proporsi come mediatore fra gli eventuali rapitori e la giustizia, è stato don Juan Manuel Núñez Rubio, cappellano della comunità latino-americana di Firenze. «Lasciatela andare, cancellate quella paura che fino a oggi non ci permette di lasciarla libera – ha gridato al presidio del 10 luglio -. Un appello a chi la può avere: dite dov’è, sono disponibile per andare a trovarla in anonimato, ma finitela con questa angoscia». Alla famiglia si è stretto anche il sindaco di Firenze Dario Nardella: «La scomparsa di Kata continua ad addolorarci – ha detto a margine di una conferenza stampa del 10 luglio -, non ci fa dormire». D’altro canto, come sottolinea la madre stessa, l’invito alla mobilitazione di lunedì scorso non è stato raccolto dal primo cittadino.