La risalita sofferta da un dolore immenso come l’omicidio del marito per mano terrorista, fino alla consapevolezza liberante del perdono cristiano raggiunta con il cuore, dopo anni di ricerca, condotta per mano a una fede via via più certa, forte, rasserenante. La vigilia del 50° di quel 17 maggio 1972 quando sotto la loro casa fu ucciso Luigi Calabresi, il commissario che pagò con la vita una campagna di odio senza precedenti e con molti colpevoli, Gemma Calabresi Milite ha raccontato il suo mezzo secolo senza "Gigi" nel teatro del Faes, storica scuola paritaria milanese che l’ha avuta ospite di una serata densa di emozioni, lacrime e gioia nel corso del mini-ciclo sulle «Parole per il nostro tempo», aperto alcune settimane fa dall’incontro con don Claudio Burgio. E se con il cappellano del carcere minorile Beccaria si era parlato di «Educazione e speranza», Gemma Calabresi Milite ha regalato una riflessione luminosa su «Educazione e perdono», in dialogo col presidente Faes Giovanni De Marchi, per una platea di 400 tra genitori, ragazzi ed ex allievi della scuola.