In occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato Tv2000 trasmette domenica 29 settembre alle 23 il docufilm «Corridoi di vita».
Un progetto umanitario finanziato dalla Conferenza episcopale italiana che in due anni ha fatto arrivare in Italia - in modo legale e sicuro - cinquecento persone provenienti dai campi profughi dell'Etiopia.
È un racconto giornalistico prodotto da Tv2000, che inizia a Lampedusa dove il 3 ottobre del 2013 circa 400 giovani eritrei persero la vita a causa di un naufragio. Proprio per evitare tragedie simili, il 12 gennaio 2017 la Chiesa italiana ha siglato un protocollo d'intesa con il Ministero dell'Interno per "favorire l’arrivo in Italia in modo legale e sicuro di 500 migranti che si trovano in condizione di comprovata vulnerabilità".
Il docufilm sarà proiettato in anteprima a Roma venerdì 27 settembre durante la presentazione del Rapporto Immigrazione 2019 dal tema ‘Non si tratta solo di migranti’ redatto da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes alla presenza tra gli altri del presidente della Conferenza episcopale italiana, il card. Gualtiero Bassetti.
Le telecamere di Tv2000 con l’inviato Vito D’Ettore hanno seguito per due anni le storie di tre rifugiati eritrei: dal campo profughi nel deserto dell'Etiopia fino all'accoglienza nelle diocesi italiane. E poi, l'integrazione: un cammino pieno di speranza e di solidarietà ma talvolta difficile e mai scontato. Persone, non solo migranti come più volte ha ripetuto papa Francesco.
Tra le storie raccontate c'è quella di Abresh, un rifugiato eritreo cieco dall'età di 5 anni a causa di un'esplosione di una mina. È fuggito a piedi dall'Eritrea a causa della sua fede cristiana. Il regime di Asmara, infatti, è ateo e non prevede una piena libertà di religione. Negli ultimi mesi il regime ha requisito centinaia di scuole e ospedali di ispirazione cattolica. Abresh è arrivato in Italia il 27 giugno scorso grazie ai corridoi umanitari della Chiesa italiana. Adesso studia all'Università per stranieri di Perugia. È un ragazzo amato da tutti e nonostante per lui sia doloroso ha raccontato la sua storia di in più di un'occasione. È stato anche alla Camera dei deputati dove è intervenuto durante un convegno dedicato ai corridoi umanitari.
Destino simile quello di Nebiat, che è fuggita dall'Eritrea, come fanno tanti giovani suoi connazionali, a causa del servizio militare obbligatorio e illimitato. Molti osservatori internazionali lo hanno definito come una vera e propria schiavitù di Stato. Oggi ha trovato lavoro ad Assisi presso un albergo.
E poi c'è Tesfalem che in Eritrea faceva il veterinario. È fuggito perché considerato non allineato al regime di Asmara. È rimasto nel campo profughi in Etiopia per nove anni e oggi è stato accolto nella diocesi di Terni Narni Amelia. Il suo sogno di vedere i suoi cinque figli studiare, finalmente è diventato realtà.