Emergono come dalle catacombe. Infagottati, salgono aiutati dai militari delle scale di fortuna appoggiate a cumuli di detriti. Sono giovani, vecchi, qualche uomo in forze. Appare una donna avvolta in una giacca a vento più grande di lei e uno zaino che quasi la piega in due. Poi risale una ragazzina con un lungo cappotto amaranto e uno zainetto rosa. Camminano tutti facendo attenzione a dove mettono i piedi: fuori dal loro rifugio, l’acciaieria Azovstal di Mariupol, che ha offerto loro protezione per giorni e giorni, appare come uno scheletro di cemento e ferro con ai piedi un tappeto di macerie. Sono le prime immagini di un video postato sul canale Telegram Ukraine Now che documentano una delle fasi dell’evacuazione dei civili dall’acciaieria trasformata in un fortino della resistenza.
Poi l’evacuazione dei civili dal campo di battaglia prosegue su un bus. Tutti stretti, i visi dignitosamente sofferenti, qualche breve frase. Appaiono due bambini che si guardano attorno e poi due ragazzine. Passa un militare di scorta e altri parlano da fuori con i passeggeri. Ed è facile farlo, perché il bus non ha i vetri, ma evidentemente funziona ancora perché dopo poco si muove. Chi può si tira in testa il cappuccio della giacca per farsi scudo dell’aria fredda mentre fuori scorre la desolazione della fabbrica squassata. Oltre il perimetro della battaglia aspettano quelli della Croce Rossa e dell’Onu. Si scende, ci si rimette in spalla gli zaini. E si riparte a piedi scortati questa volta dalla bandiera bianca con la croce disegnata sopra. A piedi lungo quella che sembra una grande autostrada, davanti c’è un cielo color azzurro sporco, dietro solo il colore dell’orrore.