Valerio Neri, Tamer Kirolos, Giovanni Allevi, Valentina Petrini e Anna Foglietta alla manifestazione per l'anniversario dell'inizio del conflitto in Yemen, Roma, 24 marzo 2019
Dall’inizio dell’escalation del conflitto in Yemen, quattro anni fa, più di 19 mila raid aerei hanno devastato scuole, ospedali e importanti infrastrutture, 13 al giorno, più di uno ogni 2 ore. Violenze e distruzione che hanno costretto 1,5 milioni di bambini a fuggire dalle loro case e dai loro villaggi e che in molti casi, più di 1 al giorno, sono stati colpiti dai bombardamenti proprio mentre tentavano di ripararsi in un luogo sicuro. Bambine e bambini vittime dirette delle bombe vendute dai governi stranieri alla Coalizione a guida saudita, che ogni mese uccidono o feriscono gravemente 37 minori in un Paese sconvolto da un conflitto cruento e senza fine, dove 10 milioni di minori non hanno accesso a cure mediche adeguate, tantissimi rischiano di morire di fame e 1 ragazza su 3 e 1 ragazzo su 4 non hanno la possibilità di andare a scuola.
Numeri che fotografano le terribili condizioni che sono costretti ad affrontare ogni giorno i bambini in Yemen e che Save the Children diffonde alla vigilia del quarto anniversario dell’inizio dell’escalation della guerra, che ricorre il 26 marzo. Un anniversario sul quale Save the Children ha voluto accendere i riflettori con l’evento pubblico “Stop alla guerra sui bambini”, andato in scena presso la Galleria Alberto Sordi di Roma, che ha visto protagonisti le note del maestro Giovanni Allevi, Ambasciatore di Save the Children, e la voce dell’attrice Anna Foglietta, presidente dell’Associazione Every Child is My Child. Un evento all’insegna della musica e delle parole per portare all’attenzione dell’opinione pubblica il forte appello che arriva dai bambini dello Yemen che chiedono al mondo che la loro voce venga ascoltata e che la guerra possa finire immediatamente «perché siamo bambini come ogni altro bambino al mondo e non ce la facciamo più a sopportare la guerra».
Gli attacchi aerei condotti dalla Coalizione a guida saudita, secondo i dati diffusi oggi da Save the Children, rappresentano la principale causa di morte o ferimento per i bambini in Yemen. Dall’inizio dell’escalation del conflitto, si contano quasi 6.500 minori uccisi o feriti dai bombardamenti, ma i numeri potrebbero essere anche più elevati visto che non sempre le cifre delle vittime tra i civili vengono diffuse pubblicamente. Solo negli ultimi 12 mesi, il 46% del totale dei minori yemeniti che hanno perso la vita o sono rimasti gravemente feriti sono stati colpiti proprio dai bombardamenti lanciati per via aerea. Bombe straniere che nell’ultimo anno di conflitto hanno provocato la morte di almeno 226 bambini e il ferimento di quasi 220. In particolare, 210 bambini sono stati colpiti mentre si trovavano a casa o nei pressi della loro abitazione, mentre 150 si trovavano in auto, a volte mentre fuggivano nel tentativo di raggiungere un luogo sicuro.
Bambine e bambini vittime dei bombardamenti condotti con gli armamenti prodotti all’estero e venduti dai governi stranieri alla Coalizione a guida saudita. Tra questi, anche bombe prodotte in Italia dalla fabbrica RWM nello stabilimento di Domusnovas, in Sardegna, e la cui esportazione verso Paesi che violano i diritti umani è vietata dalla legge italiana sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento (L. 185/1990). Per questo Save the Children, nell’ambito della campagna “Stop alla guerra sui bambini” in occasione del centenario dell’Organizzazione, ha lanciato una petizione on line per chiedere con forza al Ministero degli Affari Esteri di fermare immediatamente la vendita di armi italiane all'Arabia Saudita, che guida la coalizione, ordigni utilizzati contro i bambini in Yemen. Una petizione che è già stata firmata da oltre 54 mila persone e che tutti possono continuare a sottoscrivere collegandosi al sito www.savethechildren.it/StopArmi.
I raid aerei, spiega l’Organizzazione, vengono spesso condotti su aree altamente popolate facendo così molte vittime tra i bambini. Come avvenuto solo pochi giorni fa, il 10 marzo scorso, quando un bombardamento ha colpito cinque abitazioni provocando la morte di almeno 10 bambini, oppure nell’agosto scorso quando le bombe sono cadute su uno scuolabus uccidendo 40 bambini.
Sameer, 8 anni, è una delle vittime dei raid aerei. È stato gravemente ferito in un villaggio vicino a Hodeidah mentre tornava a casa con suo nonno. «Ricordo ancora il rumore del razzo che arrivava e poi l’esplosione. Sono svenuto e sono stato portato in ospedale. Mi sono svegliato dopo tre giorni – racconta Sameer, nome di fantasia, che ha riportato gravi feriti alla testa e che ha ricevuto le cure grazie all’intervento di Save the Children – e non voglio altro che la guerra finisca e che qui possa tornare la calma».
«L'uso di armi esplosive in aree densamente popolate è una tattica crudele utilizzata da chi vuole uccidere e distruggere indiscriminatamente. Quello che sta accadendo in Yemen dovrebbe scioccare il mondo e deve finire immediatamente. Per questo chiediamo che nessun governo al mondo consenta l’esportazione di bombe e armi a quelle parti in conflitto che colpiscono indiscriminatamente i bambini perché nessun bambino dovrebbe subire le crudeltà indicibili che ogni giorno si perpetrano in Yemen», ha dichiarato Tamer Kirolos, Direttore di Save the Children in Yemen, in questi giorni a Roma per sensibilizzare l’opinione pubblica italiana sul conflitto in corso.