Corteo a Valparaiso per ricordare e contestare gli anni la dittatura - Ansa
A guardarle mettono i brividi. Le bottiglie di gran riserva di Carmenere con l'Angelo della libertà simbolo della dittatura cilena e la scritta "Liberazione nazionale 1973-2023" vendute nel cinquantenario del golpe che rovesciò Salvador Allende, stanno provocando indignazione e polemiche in tutto il Cile. A svelare il mercato del vino in omaggio a Pinochet, reclamizzate a confezioni da sei unità, a circa 50 euro sui social network, è stato un reportage della tv Canal 24 Horas.
Tra le altre etichette anche una che riporta l'immagine dei quattro membri della giunta militare - oltre a Pinochet, José Toribio Merino, Gustavo Leigh e César Mendoza, con la didascalia "Niente può impedire alla storia di rivendicare la nostra opera. Quella sarà l'ora della vittoria (Augusto Pinochet Ugarte)".
"Un'iniziativa tra amici" sfuggita di mano "senza l'intervento di alcun partito politico", ha cercato di minimizzare uno degli ideatori, l'avvocato José Luis Leon, investito da un ciclone di polemiche, con le organizzazioni dei diritti umani e numerose forze politiche insorte di fronte allo sfregio.
"Lo trovo davvero irrispettoso, una mancanza di considerazione per quello che abbiamo vissuto, soprattutto per le vittime e le loro famiglie", ha dichiarato la deputata di Convergencia Social Lorena Fries. "Una brutale offensiva negazionista" secondo l'esponente del Partito comunista Lorena Pizarro.
Mentre la commissione di Difesa nazionale della Camera dei deputati, su impulso del parlamentare Tomas Hirsch (Azione umanista), ha scritto al ministro della Difesa, Maya Fernandez, chiedendo misure di fronte "all'inaccettabile" mercato, che si avvale - in modo del tutto abusivo - del logo delle Forze armate. Tanto che Aeronautica e Carabineros stanno esaminando azioni legali per l'uso non autorizzato delle loro insegne.
Ma l'iniziativa non è nuova nel suo genere nel Paese. In occasione dell'arresto di Pinochet a Londra, nel 1998, l'imprenditore Eduardo Arevalo commercializzò vini che facevano l'apologia della figura del dittatore, col nome di "Don Augusto". Esperienza poi ripetuta da Arevalo nel 2003, a trent'anni dal colpo di stato, con l'etichetta "Capitano Generale".
E più di recente, l'imprenditore era stato citato a giudizio dal primogenito dell'ex dittatore, Augusto Pinochet Hirst, per aver cercato di brevettare il marchio "Augusto Pinochet" per l'esportazione di vini negli Stati Uniti.