Il Congresso nazionale del Popolo ha chiuso i battenti ieri a Pechino - Ansa
L’approvazione ieri del testo del Codice civile da parte della sessione annuale del Congresso nazionale del popolo cinese e l’invio al vaglio del Comitato permanente del Congresso forse già a giugno, mette sostanzialmente fine a un significativo vuoto legislativo. Migliore definizione hanno con-tratti, diritti individuali, diritto di famiglia, eredità e illeciti, ma centrale appare la tutela della proprietà. Un elemento sottolineato anche da Wang Jiangyu, direttore del Centro per la legge cinese e comparata alla City University di Hong Kong per il quale, il Codice civile manderà «un messaggio forte al settore privato cinese sulla volontà politica di proteggere i diritti di proprietà». I contenuti dei 1.260 articoli che saranno in vigore dal primo gennaio 2021 e accolgono dispositivi generali predisposti già tre anni fa e leggi approvate negli ultimi decenni aggiornandole in parte, non sono solo di ampio rilievo ma vengono da lontano (per alcuni addirittura dalla crisi dell’impero all’inizio del XIX secolo). Per questo il codice è visto e promosso ufficialmente come essenziale nel processo di modernizzazione. Comunque sia, protezione dei diritti individuali, stato di diritto, convergenza pragmatica di sviluppo e socialismo con caratteristiche cinesi, aderiscono a richieste in modo crescente emergenti dalla società e non più ignorabili dal potere se non con gravi rischi per la stabilità. Nel Codice civile, attenzione, con norme aggiornate, è dedicata ai diritti della persona con la tutela della vita, dell’integrità fisica, della salute, del nome, della reputazione, dell’onore, della privacy, con uguali diritti di principio che – segnala l’agenzia di Stato Xinhua – si estendono ai bambini non nati. Ricerca genetica e studi sugli embrioni sono pure presenti. Non un’affermazione eccessiva, quella del vicepresidente del Congresso, Wang Chen, che il testo influirà significativamente sulla vita di 1,4 miliardi di cinesi.
Dalla sua fondazione il primo ottobre 1949, la Repubblica popolare aveva più volte tentato di arrivare a una sintesi organica e aggiornata delle molte leggi che regolano la vita individuale e associativa, il lavoro e l’impresa. Inizialmente a fare arenare il percorso del Codice civile furono vicende interne e fattori esterni (nel 1956 la Campagna dei Cento fiori e la successiva repressione e nel 1962 tensioni seguite al Grande Balzo in avanti e il conflitto con l’India). Nel 1979, il tentativo di Peng Zhen e Xi Zhongxun (quest’ultimo padre dell’attuale presidente e segretario del Pcc, Xi Jinping) venne accantonato per la difficoltà di individuare regole precise in un tempo di evoluzione socio-economica accelerata e fallì pure un altro tentativo all’apertura di questo secolo. Si preferì, di conseguenza, la politica del passo dopo passo, che diede luogo dal 1986 alla promulgazione di un insieme non coordinato di leggi per regolamentare matrimonio, eredità, adozione, contratti e molto altro.
Il tentativo di creare un corpus omogeneo fu avviato nel 2014 e portò a un primo risultato nel marzo 2017, quando l’assise del Congresso nazionale del popolo si chiuse con l’approvazione delle Disposizioni generali (206 in totale) del nuovo Codice civile che aggiornavano atti in vigore dal 1986 riguardo, tra l’altro, i diritti degli individui e delle organizzazioni, la tutela ambientale, le responsabilità civili dei cittadini minorenni. Contemporaneamente venne annunciata l’entrata in vigore del Codice civile nella sua forma definitiva nel 2020, sottolineando come si trattasse di un traguardo fondamentale per la Repubblica popolare cinese.