Ansa
Ecco qualche domanda e altrettante risposte sulla crisi nord coreana
CI SARA' UN TEST TERMONUCLEARE NEL PACIFICO?
La minaccia nordcoreana è poco credibile. Pyongyang ha un solo poligono di test, sotterraneo. Non dispone di nessun sito sottomarino sicuro, né di atolli o possedimenti oltremare. Ha una mera piattaforma sommersa, da cui ha provato con successo il lancio di un missile balistico sottomarino. Non ha bombardieri strategici, né armi adatte a bersagliare un eventuale obiettivo marittimo. Dovrebbe chiudere l’area della detonazione nucleare al traffico internazionale, con navi da guerra, jet ed elicotteri. Teoricamente, potrebbe effettuare un test nell’atmosfera, a 300-400 chilometri di quota, con un missile balistico armato di una testata a tempo, da far esplodere all’altezza desiderata sulla verticale del Pacifico. Ma sarebbe quasi un atto di guerra
QUALI SONO GLI ARSENALI DI KIM?
Pyongyang è ormai in grado di produrre armi atomiche identiche a quelle americane di prima e seconda generazione. Ha ripreso a estrarre plutonio nel sito di Yongbyon, utilizzando il vecchio reattore. Non è una buona notizia. La Corea del Nord avrebbe uno stock attuale di 32-54 chili di plutonio, sufficiente a produrre 6-8 bombe. Molto meno note sono le scorte di uranio altamente arricchito. Avrebbe uno stock di uranio militarizzabile stimato in 300-400 chili. E potrebbe produrne annualmente 6 bombe.
LA BOMBA È SOLO AGLI INIZI?
Venti giorni fa, il sesto test nucleare nordcoreano ha sorpreso molti per tempistica e potenza. Il Csis americano non ha dubbi. Si è trattato di una bomba termonucleare, basata sul doppio stadio sinergico di fissione e fusione atomica. Una bomba così viene innescata dall’esplosione di un ordigno atomico primario, a fissione, contenuto nel nucleo. La fusione successiva sprigiona una potenza di decine di megatoni, molto superiori ai 140 chilotoni dell’ultimo test nordcoreano. Che cosa ne dobbiamo dedurre? Che Kim deve fare ancora molta strada per emulare francesi, americani, russi e cinesi. Forse ha testato un solo stadio della bomba H. Ma i suoi tecnici hanno dimostrato di padroneggiare la tecnica di controllo della fusione nucleare. E c’è di peggio: sanno miniaturizzare gli ordigni per integrarli sulle testate dei razzi.
C'È UNA SOLUZIONE MILITARE ALLA CRISI?
La crisi nordcoreana non può essere più risolta con un intervento militare, a meno di non mettere in conto una guerra nucleare dagli effetti apocalittici. Ci sono due fattori ineludibili. Primo: i programmi nordcoreani non hanno più nulla di sperimentale. Sono ormai maturi, operativi e irrinunciabili, visti gli enormi investimenti effettuati. Il prossimo passo di Kim sarà potenziare l’arsenale, soprattutto con testate, missili a raggio intermedio e vettori intercontinentali, per eludere le capacità antimissilistiche che lo stanno avviluppando e che si moltiplicano. Anche la Cina, il 5 settembre ha sparato un antimissile nella baia di Bohai, a due passi dal confine. Un duplice monito, a Kim e a Washington. Secondo fattore: il nucleare è per Kim una garanzia di sopravvivenza, un modo per scongiurare la sorte riservata a Saddam Hussein o a Gheddafi, detronizzati e poi uccisi, nonostante avessero rinunciato agli arsenali proibiti. Alimentare la tensione bellicistica fa il gioco del regime. Negoziare è l’unica via.