L'ivoriana Coulibaly Kadidia
Formazione e lavoro come elementi chiave dello sviluppo e della lotta contro le disuguaglianze, oltre che fattori necessari per frenare la fuga di milioni di persone dai Paesi poveri. È anche attraverso le esperienze di donne come l’ivoriana Coulibaly Kadidia e la malawiana Rejoice Namale che è possibile sperare in un futuro nuovo per chi è rimasto indietro. Entrambe hanno affrontato un lungo viaggio per essere qui a Bruxelles agli European development days (Edd), le Giornate europee per lo sviluppo organizzate dalla Commissione Europea di cui Avvenire è media partner. Coulibaly rap presenta le donne della comunità Mangôrô della città ivoriana di Katiola: è presidente di una cooperativa di vasaie che riunisce 230 artigiane esperte nella lavorazione della ceramica.
È stato grazie a fondi dell’Ue e al grosso sostegno in termini di formazione dell’Ong Avsi che l’organizzazione ha preso vita, trasformando quella che era un’attività casalinga in un’occasione di sviluppo per l’intera comunità. «Realizzare oggetti di artigianato in argilla è una tradizione ancestrale delle donne della nostra etnia, impariamo già a partire dagli 8 anni – spiega Coulibaly –. La produzione attuale della nostra cooperativa copre solo il mercato locale della zona di Katiola e di Abidjan, ma vorremmo arrivare a una vera e propria esportazione all’estero. Inoltre vorremmo anche creare una casa di esposizione ad Abidjan, la città più popolosa del Paese, in modo da promuovere i nostri prodotti».
La vendita delle ceramiche consente già ora di «dar da mangiare i nostri figli e di mandarli a scuola, ma certo serve di più. Il lavoro è anche una soluzione all’emigrazione irregolare: se una persona impara un mestiere sicuramente ha più alternative per poter restare». Coulibaly, due figlie di cui una laureata in geologia, sottolinea poi i rischi della crescente urbanizzazione della sua zona: «Il nostro lavoro è a rischio perché la città sta crescendo molto e mette in pericolo il territorio da cui prendiamo l’argilla: vorrei che qualcuno ci aiutasse a salvaguardarlo, per noi è vitale».
Dell’importanza di una formazione professionale adeguata parla la 24enne malawiana Rejoice Namale, scelta dall’Ue come una dei «giovani leader» globali in occasione degli Edd. «Nel 2017, dopo aver seguito un seminario in Cina su lavoro giovanile e sviluppo, ho fondato in Malawi il Youth Arise Network, un’organizzazione che si propone di stimolare l’istruzione, l’imprenditoria giovanile e il volontariato per combattere la povertà – spiega –. Sono soprattutto le comunità rurali ad aver difficoltà a trovare lavoro. Abbiamo formato 120 giovani in settori come la falegnameria, la carpenteria, il cucito e tanto altro. Siamo anche impegnati nell’istruzione, ad esempio mettendo a nuovo le biblioteche e dotandole di testi adeguati».
Secondo Rejoice, che è laureata in Comunicazione e ha collaborato a esperienze di formazione anche in Kenya, «per ottenere la prosperità per tutti è fondamentale l’inclusione. Tutte le voci, soprattutto quelle dei giovani, devono essere ascoltate. In Malawi si sono appena tenute le elezioni, ma, anche se si sta investendo nell’istruzione, la presenza dei giovani in Parlamento, quindi nel cuore della democrazia, è ancora molto limitata. Occorre promuovere la partecipazione giovanile nei processi di sviluppo, per raggiungere obiettivi come la buona governance e maggiori opportunità di lavoro».